domenica 31 agosto 2014

Qualcosa che l'altro non ha

"La sfera d'ogni concetto ha qualcosa di comune con quelle d'altri concetti: ossia, che in esso viene parzialmente pensato ciò che si pensa in quegli altri, e viceversa; sebbene, quando sono davvero concetti differenti, ciascuno o per lo meno uno dei due contenga qualcosa che l'altro non ha."

(Schopenhauer, Il mondo)

a - alfa - a

"Per quanto i concetti siano fondamentalmente diversi dalle rappresentazioni intuitive, stanno tuttavia in un necessario rapporto con queste, senza di cui non esisterebbero; il qual rapporto costituisce quindi tutta la loro essenza ed esistenza. Tutto il mondo della riflessione poggia sul mondo dell'intuizione come suo principio di conoscenza. Quindi la classe delle rappresentazioni astratte ha di fronte alle altre la seguente nota distintiva: che in queste il principio di ragione esige sempre soltanto un rapporto con un'altra rappresentazione della medesima classe, mentre nelle rappresentazioni astratte esige alla fine un rapporto con una rappresentazione di altra classe. "

(Schopenahuer, Il mondo)
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Per il principio di ragione le realtà che percepisco sono interdipendenti: la percezione di un sasso che cade si lega con la percezione della mano che lo ha lasciato cadere - sono rappresentazioni della stessa classe, che Schopenhauer chiama dell'intuizione.
Per il principio di conoscenza le catene di relazioni logiche tra concetti devono portarmi infine ad una rappresentazione astratta in relazione con una intuizione sensibile, cioè con una rappresentazione di altra classe (il mondo è rappresentazione sensoriale, i concetti no).
Quindi, parto dalla realtà percepibile, esperibile, intuibile, poi con i concetti passo ad una dimensione diversa, astratta, e con le relazioni logiche tra concetti (discorso, ragionamento, riflessione) arrivo ad una conclusione, una rappresentazione astratta, la quale deve rapportarsi con una realtà intuibile con i sensi. Se così non è, possiamo trovarci davanti al nemico.

Cosa vostra

"Il linguaggio, come ogni altro fenomeno che noi ascriviamo alla ragione, e come tutto ciò che distingue l'uomo dall'animale, va spiegato mediante quest'una e semplice origine: i concetti — le rappresentazioni astratte, non intuitive; universali, non individuate nel tempo e nello spazio. 
I concetti formano una classe speciale di rappresentazioni del tutto diversa dalle rappresentazioni intuitive, perciò non possiamo mai raggiungere una conoscenza intuitiva, assolutamente evidente, del loro essere, ma soltanto una conoscenza astratta e discorsiva. Sarebbe quindi assurdo pretender che venissero provati con l'esperienza, in quanto s'intende per esperienza il mondo reale esterno, che è appunto rappresentazione intuitiva; o che fossero portati davanti agli occhi, o davanti alla fantasia, come oggetti d'intuizione. Essi si lasciano esclusivamente pensare, non percepire; e soltanto gli effetti che per mezzo di quelli l'uomo produce sono materia di vera e propria esperienza. Tali sono la lingua, l'azione metodica e meditata, e la scienza; e dipoi tutto quanto nasce da queste."

(Schopenhauer, Il mondo)

Poi però arriva l'ornitorinco

"Il discorso non è altro che un telegrafo molto perfezionato, il quale comunica segni convenzionali con rapidità massima e delicatissima precisione. Ma che cosa significano questi segni? Come vengono decifrati? Forse che noi, mentre un altro parla, traduciamo immediatamente il suo discorso in immagini della fantasia, le quali con la rapidità del lampo ci trasvolano innanzi e si muovono, si concatenano, si trasformano e si colorano a seconda delle fluenti parole e delle loro flessioni grammaticali? Quale tumulto sarebbe allora nel nostro capo all'atto d'ascoltare un discorso o di leggere un libro! Ma non accade così. Il senso del discorso viene compreso immediatamente, afferrato con precisione e determinatezza: è la ragione che parla alla ragione, mantenendosi nel proprio dominio; e ciò che essa comunica o riceve sono concetti astratti, rappresentazioni non intuitive, le quali, formate una volta per sempre e relativamente scarse di numero, comprendono, contengono e rappresentano nondimeno tutti gli innumerevoli oggetti del mondo reale."

(Schopenhauer, Il mondo)


sabato 30 agosto 2014

Le parole per non dire

"L'animale sente e intuisce; l'uomo per di più pensa e sa: entrambi vogliono. L'animale comunica la sua sensazione e disposizione per mezzo di movimento e suono: l'uomo comunica all'altro uomo pensieri, per mezzo del linguaggio, o nasconde pensieri, per mezzo del linguaggio."

(Schopenhauer, Il mondo)

venerdì 29 agosto 2014

Il nemico

"Se nella rappresentazione intuitiva l'apparenza può per qualche istante deformare la realtà, viceversa nella rappresentazione astratta l'errore può dominare per secoli, imporre a popoli interi il suo giogo di ferro, soffocare le più nobili aspirazioni dell'umanità; e perfino colui, ch'esso non riesce a ingannare, può far mettere in ceppi dai proprii schiavi, vittime dell'inganno.  Esso è il nemico, contro il quale i più saggi spiriti d'ogni tempo sostennero una lotta disuguale; e soltanto ciò che quelli hanno a lui strappato è divenuto patrimonio della umanità. "

(Schopenhauer, Il mondo)
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Se dico: una balena bianca a pallini rossi - tipo Pimpa - me la posso rappresentare, anche se non l'ho mai vista né mai la vedrò. Se poi dico: tutte le balene bianche a pallini rossi del Mare del Nord, una rappresentazione me la posso fare. Se poi dico: tutte le balene bianche a pallini rossi del Mare del Nord sono morte di freddo, una rappresentazione me la posso fare e posso anche commuovermi. Ma c'è di più: anche se dico: tutte le balene bianche a pallini rossi del Mare del Nord che non sono mai esistite, una rappresentazione me la posso fare.
Questo, è il nemico: l'uso ingannevole di una funzione mentale, la fantasia, stimolata da nomi, parole, e non da realtà percepite dai sensi. Si arriva a credere, come fossero esistenti, realtà che non esistono, e in alcuni casi si arriva ad esser pronti a morire o uccidere in nome di queste inesistenze.

giovedì 28 agosto 2014

Il riflesso della luna


"Come dalla diretta luce del sole al derivato riflesso della luna, è il passaggio dalla rappresentazione intuitiva, immediata, che sostiene e garantisce se stessa, alla riflessione: agli astratti, discorsivi concetti della ragione, che tutto il loro contenuto hanno solo da quella conoscenza intuitiva ed in rapporto a lei. Fino a quando noi restiamo nella pura intuizione, tutto è chiaro, solido e sicuro. Non ci sono problemi, né dubbi, né errori: non si domanda di più, non si può andar oltre; si ha riposo nell'atto d'intuire, soddisfazione nel presente. L'intuizione basta a se stessa: quindi ciò che da lei scaturisce puro ed a lei è rimasto fedele, come per esempio la genuina opera d'arte, non può mai essere falso, né essere giammai confutato: perché non si tratta di opinione, bensì della cosa stessa. Con la conoscenza astratta invece, con la ragione, penetrano nel campo teoretico il dubbio e l'errore, nel campo pratico l'ansia e il pentimento. "

(Schopenhauer, Il mondo)

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Qui per intuizione Schopenhauer intende quell'attività complessa, sensoriale e intellettiva, che ci permette di arrivare alla rappresentazione, l'immagine, delle realtà con cui entriamo in relazione diretta 

si ha riposo nell'atto d'intuire, soddisfazione nel presente

è chiaro che dipende da cosa ci troviamo davanti, però è certamente vero che accade di perdere la capacità di distinguere tra intuizione immediata, percezione della realtà per quella che è, e processi di pensiero che infine alterano l'identità della realtà che abbiamo davanti


Io invece ho capito tutto ma quasi tutto sorvolando


Non ci ho capito quasi niente e di niente faccio finta


mercoledì 27 agosto 2014

HALter

"Lo spirito della dottrina fondamentale della Critica di Kant è il seguente: che il principio di ragione non ha un valore incondizionato, fuori e sopra del mondo: bensì soltanto un valore relativo e condizionato, valido esclusivamente nel fenomeno, sia che si presenti come nesso necessario dello spazio o del tempo, o come legge di causalità o come legge del principio di conoscenza; che quindi l'essenza interna del mondo non può mai essere trovata seguendo il principio di ragione, ma tutto ciò a cui questo conduce è ancora a sua volta dipendente e relativo, è sempre soltanto un fenomeno; che inoltre il principio di ragione non si applica al soggetto, ma è solo forma degli oggetti; e con l'oggetto si presenta immediatamente insieme il soggetto, e quello con questo; sì che né l'oggetto può venir dopo il soggetto né questo dopo quello, come un effetto viene dopo la sua causa."

(Schopenhauer, Il mondo)
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Insomma, con la razionalità, con la tecnica, ci puoi dominare le cose, diventi padrone, fai ponti, carri armati e smartphones. Ma ti sfugge il centro, l'essenza di tutto, te stesso compreso. Tu vieni prima, poi viene il mondo; tu sei la causa, l'origine: il resto, altri esseri umani compresi, è effetto, prodotto. TU - il resto sono sassi, silenzio, o pallidi fantasmi, dice Schopenhauer.
Dicono, questi signori filosofi, che accade allora che anche tu sei resto, silenzio, fatto sasso a te stesso dalla tua mente tecnica, "il principio di ragione". Il sistema di pensiero dominante, la razionalità tecnica - che, dice Galimberti, domina l'economia, la quale domina la politica - è come HAL 9000 di Odissea nello spazio, e noi siamo membri dell'equipaggio, ibernati o svegli ma inconsapevoli del destino verso cui ci sta portando HAL.
Almeno nel guardare il mondo e noi stessi, qualcosa possiamo cambiare. Dovremmo accorgerci che anche in noi, nella nostra mente, nel nostro modo di pensare che si è radicato fino a diventare modo di sentire, c'è HAL.


martedì 26 agosto 2014

L'intima essenza del mondo

"Questa esposizione, nella quale siamo venuti seguendo le tracce del più conseguente fra i sistemi filosofici che prendono le mosse dall'oggetto — il materialismo, — serve nello stesso tempo a fare intuire l'indissolubile dipendenza reciproca, accompagnata da un'opposizione ineliminabile, fra soggetto ed oggetto; la qual conoscenza è di guida a cercare l'intima essenza del mondo, la cosa in sé, non più in uno di quei due elementi della rappresentazione, ma piuttosto in alcunché di affatto diverso dalla rappresentazione, che non sia partecipe di tale originaria, essenziale e quindi insolubile contraddizione."

(Schopenhauer, Il mondo)

Credimi

"Nessuna scienza nel significato preciso della parola — con la quale io intendo la conoscenza sistematica secondo il principio di ragione — può raggiungere una mèta finale né una spiegazione che soddisfi del tutto; perché non coglie mai la più intima essenza nel mondo, né mai può andare oltre la rappresentazione; bensì piuttosto null'altro insegna, in fondo, che il rapporto d'una rappresentazione con l'altra."

(Schopenhauer, Il mondo)


lunedì 25 agosto 2014

Fosse pure stato quello di un insetto

"La legge di causalità e l'osservazione e la ricerca della natura ci conducono necessariamente alla certezza che ogni più perfetto stato organico della materia ha seguito nel tempo uno stato più grossolano: che cioè gli animali sono comparsi prima degli uomini, i pesci prima degli animali terrestri, le piante anche prima dei pesci, la materia inorganica prima della organica; che quindi la materia primitiva ha dovuto traversare una lunga serie di modificazioni, innanzi che il primo occhio si aprisse. E tuttavia l'esistenza del mondo intero rimane sempre dipendente da questo primo occhio che si è aperto — fosse pure stato l'occhio di un insetto — come dall'indispensabile intermediario della conoscenza, per la quale e nella quale esclusivamente il mondo esiste, e senza la quale esso non può nemmeno essere pensato: perché il mondo è semplicemente rappresentazione; e tale essendo, abbisogna del soggetto conoscente come fondamento della sua esistenza."

(Schopenhauer, Il mondo)


Il barone materialista

"II metodo obiettivo si può sviluppare con maggior conseguenza e condur più lontano quando si presenta come vero e proprio materialismo. 
Questo pone la materia, e con lei tempo e spazio, come esistenti assolutamente, e trascura il rapporto col soggetto, senza pensare che materia, tempo e spazio esistono solo in questo. 
Prende poi per filo conduttore la legge di causalità, e con essa vuole avanzare, considerandola come un ordine delle cose in sé esistente, veritas aeterna; passando così sopra all'intelletto, nel quale e per il quale esclusivamente esiste causalità. 
Poi cerca di trovare il primo, più semplice stato della materia, e quindi ricavare da esso gli altri, salendo dal puro meccanismo al chimismo, alla polarità, alla vegetazione, all'animalità: e supposto che ciò riesca, ultimo anello della catena sarebbe la sensibilità animale, il conoscere: che comparirebbe quindi a questo punto come una semplice modificazione della materia, uno stato di questa prodotto dalla causalità. 

Ora, se noi avessimo seguito fin là, con rappresentazioni intuitive, il materialismo, appena giunti con esso al suo vertice saremmo stati presi da un accesso del riso inestinguibile degli Olimpi: accorgendoci d'un tratto, come svegliati da un sogno, che il suo ultimo risultato così faticosamente raggiunto — la conoscenza — era già presupposto come condizione assoluta fin dal primissimo punto di partenza, dalla semplice materia; e noi c'eravamo figurati di pensare col materialismo la materia, mentre in realtà nient'altro avevamo pensato che il soggetto, il quale rappresenta la materia, l'occhio che la vede, la mano che la sente, l'intelletto che la conosce

Così sarebbe venuta inaspettatamente a scoprirsi l'enorme petitio principii: quando all'improvviso l'ultimo anello si fosse presentato come il punto d'appoggio dal quale già pendeva il primo, e la catena come un circolo, il materialista avrebbe rassomigliato al Barone di Munchhausen, il quale, nuotando a cavallo nell'acqua, con le gambe solleva il cavallo, e solleva se stesso tirandosi pel codino della propria parrucca ripiegato sul davanti."

(Schopenhauer, Il mondo)

domenica 24 agosto 2014

Errore e illusione

"Ciò che dalla ragione vien riconosciuto esatto è verità, ossia un giudizio astratto con ragion sufficiente; ciò che vien riconosciuto esatto dall'intelletto è realtà, ossia legittimo passaggio alla causa dall'effetto prodotto nell'oggetto immediato. Alla verità si contrappone l'errore come inganno della ragione, alla realtà l'illusione come inganno dell'intelletto."

(Schopenhauer, Il mondo)


Come negli uomini

"Come negli uomini sono assai differenti i gradi dell'acume intellettuale, così fors'anche più differenti sono fra le varie specie animali. Ma in tutte, e perfino in quelle che stanno più vicine alla pianta, è tuttavia tanto intelletto quanto basta per il passaggio dell'azione sull'oggetto immediato all'oggetto mediato come causa: quanto basta dunque per l'intuizione, per l'apprendimento di un oggetto; perché l'intuizione appunto fa che siano animali, porgendo loro la possibilità di muoversi secondo dati motivi e quindi di cercare o almeno di ghermire il nutrimento."

(Schopenhauer, Il mondo)

Tutti gli animali hanno intelletto

"Tutti gli animali hanno intelletto, anche i più imperfetti: perché tutti conoscono oggetti, e questa conoscenza determina come motivo i loro movimenti. L'intelletto è in tutti gli animali e in tutti gli uomini il medesimo, ha sempre la stessa semplice forma: conoscenza della causalità, passaggio dall'effetto alla causa e dalla causa all'effetto, e nient'altro. Ma i gradi della sua acutezza e l'estensione della sua sfera conoscitiva sono estremamente diversi, variati e in più modi sviluppati: dal grado più basso, che conosce soltanto il rapporto causale fra l'oggetto immediato e il mediato, bastando così appena, col passaggio dall'azione che il corpo subisce alla causa di essa, a intuire questa come oggetto nello spazio; fino ai gradi più alti della conoscenza del nesso causale dei semplici oggetti mediati fra loro — conoscenza che va fino a intendere le più complicate concatenazioni di cause ed effetti nella natura."

(Schopenhauer, Il mondo)

sabato 23 agosto 2014

Is rounded with a sleep


And our little life


As dreams are made of


We are such stuff

"Ci salta agli occhi la stretta parentela fra vita e sogno: e non ci vergogneremo di confessarla, dopo che è stata riconosciuta e dichiarata da molti grandi spiriti. I Veda ed i Purana per l'intera conoscenza del mondo reale non conoscono miglior paragone né altro usano più di frequente, che quello del sogno. Platone dice spesso che gli uomini non vivono che in sogno, e il solo filosofo s'affatica a svegliarsi. Pindaro dice: σχιας οναρ ανθρωπος [umbrae somnium homo] e Sofocle: Ορω γαρ ήµας ουδεν οντας αλλο, πλην Ειδωλ’, όσοιπερ ζωµεν, η χουφην σχιαν. [Nos enim, quicumque vivimus, nihil aliud esse comperio, quam simulacra et levem umbram.]. Accanto ai quali sta più degnamente di tutti Shakespeare: We are such stuff /As dreams are made of, and our little life/ Is rounded with a sleep [«Noi siamo tale stoffa, come quella di cui son fatti i sogni, e la nostra breve vita è chiusa in un sonno.»]. Finalmente era Calderon così profondamente preso da questo pensiero, che cercò di esprimerlo in un dramma in certo modo metafisico, La vita è sogno."

(Schopenhauer, Il mondo)


Il lungo sogno e i sogni brevi

Riguardo alla differenza tra vita reale del sogno e vita reale della veglia, scrive Schopenhauer, "Kant scioglie il problema così: «II rapporto delle rappresentazioni fra di loro secondo la legge di causalità distingue la vita dal sogno»."

Nella vita reale della veglia ogni fatto, ogni fenomeno è concatenato con altri secondo casualità: ogni cosa origina da un'altra ed è a sua volta origine. Nella vita reale del sogno, dice Kant, il principio di causalità viene meno, è questo è il suo segno distintivo.
Non è proprio così, scrive Schopenhauer: una connessione tra le immagini c'è anche nel sogno, ma all'interno dello stesso sogno, connessione che invece non vale tra un sogno e l'altro e tra la vita reale del sogno e la vita reale della veglia.

"La risposta di Kant potrebbe quindi suonare soltanto così: il lungo sogno (la vita) ha connessione costante in sé secondo il principio di ragione, ma non l'ha coi sogni brevi; sebbene ciascuno di questi abbia in sé la stessa connessione, fra questi e quello è dunque rotto il ponte, e in base a ciò vengono distinti. Tuttavia l'intraprendere una investigazione secondo questo criterio, per sapere se qualcosa sia sognato o veramente accaduto, sarebbe assai difficile e spesso impossibile, perché non siamo in alcun modo in grado di seguire anello per anello la concatenazione causale fra quella circostanza passata e il momento presente, e tuttavia non possiamo per questo affermare che sia un sogno. Quindi nella vita reale, per distinguere sogno da realtà, non ci si serve ordinariamente di quel modo d'investigazione. Il solo criterio sicuro per distinguere il sogno dalla realtà è in verità quello affatto empirico del risveglio, col quale infatti la concatenazione causale fra le circostanze sognate e quelle della vita cosciente viene espressamente e sensibilmente rotta."

Quindi, nonostante le differenze tra vita reale del sogno e vita reale della veglia, differenze che tutti percepiamo con il risveglio, esiste però una logica, una connessione, anche nei sogni: logica di sogno, discorso di sogno, ma logica, discorso, connessione.

"Sebbene i singoli sogni siano distinti dalla vita reale per il fatto che non entrano nella connessione della esperienza, connessione che si prosegue costante nella vita, e il risveglio riveli questa differenza, tuttavia appunto quella connessione dell'esperienza appartiene già come sua forma alla vita reale, ed anche il sogno ha da palesare egualmente una connessione, che è a sua volta in se stesso. Ora, se per giudicare si prende un punto di vista fuori d'entrambi, non si trova nella loro essenza alcuna distinzione precisa, e si è costretti a concedere ai poeti, che la vita sia un lungo sogno."

 (Schopenhauer, Il mondo)
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... quella connessione dell'esperienza appartiene già come sua forma alla vita reale, ed anche il sogno ha da palesare egualmente una connessione...

Con il solo principio di causalità... per sapere se qualcosa sia sognato o veramente accaduto, sarebbe assai difficile e spesso impossibile, perché non siamo in alcun modo in grado di seguire anello per anello la concatenazione causale fra quella circostanza passata e il momento presente, e tuttavia non possiamo per questo affermare che sia un sogno...

mercoledì 20 agosto 2014

Testa dura


E' quello che è

"L'intero mondo è e rimane rappresentazione, e appunto perciò in tutto ed eternamente relativo al soggetto. Tuttavia il mondo non è per questo né menzogna né illusione: si dà per quello che è, come rappresentazione, e precisamente come una serie di rappresentazioni."

(Schopenhauer, Il mondo)

lunedì 18 agosto 2014

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Con l'apparir del sole

"Ma come con l'apparir del sole il mondo visibile si scopre, così l'intelletto trasforma d'un tratto in intuizione la confusa e grezza sensazione. Ciò che sente l'occhio, l'orecchio, la mano, non è l'intuizione, ma sono appena i dati dell'intuizione. Solo quando l'intelletto risale dall'effetto alla causa appare il mondo, esteso nello spazio come intuizione, mutevole nella forma, eterno in quanto materia: perché l'intelletto congiunge spazio e tempo nella rappresentazione di materia, ossia di attività."

(Schopenhauer, Il mondo)


domenica 17 agosto 2014

L'unione fa la materia

"Nello spazio puro il mondo sarebbe rigido ed immobile: nessuna successione, nessuna modificazione, nessuna attività. D’altra parte, nel tempo puro tutto sarebbe fuggitivo: nessun persistere, nessun coesistere, nessuna durata: ossia anche in questo caso niente materia. Solo dall'unione di tempo e spazio risulta la materia."

(Schopenhauer, Il mondo)

Maya

 "Il tempo, così anche lo spazio, e così tutto ciò che è insieme nello spazio e nel tempo, insomma tutto ciò che proviene da cause o motivi ha un'esistenza solo relativa, esiste solo mediante e per un'altra cosa che ha la stessa natura. La sostanza di questa opinione è antica: Eraclito lamentava con essa l'eterno fluire delle cose; Platone ne disdegnò l'oggetto come un perenne divenire, che non è mai essere; Spinoza chiamò le cose puri accidenti della unica sostanza, che sola esiste e permane; Kant contrappose ciò che conosciamo in tal modo, come pura apparenza, alla cosa in sé; e infine l'antichissima sapienza indiana dice: «È Maya, il velo ingannatore, che avvolge gli occhi dei mortali e fa loro vedere un mondo del quale non può dirsi né che esista, né che non esista; perché ella rassomiglia al sogno, rassomiglia al riflesso del sole sulla sabbia, che il pellegrino da lontano scambia per acqua; o anche rassomiglia alla corda gettata a terra, che egli prende per un serpente».  Ma ciò che tutti costoro pensavano, e di cui parlano, non è altro se non quel che anche noi ora, appunto, consideriamo: il mondo come rappresentazione, sottomesso al principio della ragione. "

(Schopenhauer, Il mondo)

sabato 16 agosto 2014

Da brividi

 "Quello che tutto conosce, e da nessuno è conosciuto, è il soggetto."

(Schopenhauer, Il mondo)


Fuochi fatui

"Come il mondo è da un lato, in tutto e per tutto, rappresentazione, così dall'altro, in tutto e per tutto, volontà. Una realtà invece che non sia né questa né quella, ma sia bensì un oggetto in sé, è una chimera di sogno, e la sua assunzione un fuoco fatuo del pensiero."

(Schopenhauer, Il mondo)

Il mondo è la mia volontà

Schopenhauer dirà quello che ha in mente - una sola cosa, un unico pensiero, scrive, ma per dirlo mi ci è voluto un libro doppio - oh, sia chiaro, se non ti interessa, non lo capisci o non ti piace, ti ricordo, che "... puoi utilizzare un libro in vari modi, senza bisogno di leggerlo:  riempire un vuoto della tua biblioteca, dov'esso, ben rilegato, farà certo buona mostra di sé, o anche deporlo sulla toilette o sul tavolino da the di qualche tua dotta amica... " - dirà dunque quello che ha in mente in due parti, due libri nella stessa opera.

Nel primo libro considererà il mondo soltanto come rappresentazione, come percezione e memoria. Compito necessario: pensare e dire che il mondo è rappresentazione è pensare una verità, ma è verità difficile da accettarsi, come dimostra "...l'intima riluttanza che si prova a concepire il mondo soltanto come nostra pura rappresentazione; al quale concetto d'altra parte non potremo mai e poi mai sottrarci". Ci metterò un libro, caro lettore, scrive Schopenhauer, per farti capire lo spessore di verità dell'affermazione: il mondo è mia rappresentazione, e le varie conseguenze che ciò comporta.

Ma il bello verrà dopo: questa prima verità "... verrà integrata nel secondo libro con un'altra verità, la quale non è di certo così immediata come quella da cui qui muoviamo; bensì tale che vi si può esser condotti solo da più profonda indagine, più difficile astrazione, separazione del diverso e riunione dell'identico — una verità che deve apparire molto grave e per ognuno, se non proprio paurosa, almeno meritevole di riflessione: ossia questa, che egli appunto può dire e deve dire: «il mondo è la mia volontà». "

(Schopenhauer, Il mondo)

venerdì 15 agosto 2014

Existence and perceptibility



«The fundamental tenet of the Vedanta school consisted not in denying the existence of matter, that is of solidity, impenetrability, and extended figure (to deny which would be lunacy), but in correcting the popular notion of it, and in contending that it has no essence independent of mental perception; that existence and perceptibility are convertible terms». (W. Jones, On the philosophy of the Asiatics) (1)

(1) «Il dogma fondamentale della scuola Vedanta non consisteva nel negare l'esistenza della materia, cioè della solidità, impenetrabilità ed estensione (ciò che sarebbe stolto negare), bensì nel correggere il concetto volgare di quella: affermando che la materia non ha un'esistenza indipendente dalla percezione mentale, che esistenza e percettibilità sono termini a vicenda convertibili.»

(Schopenhauer, Il mondo)

Percezione e memoria

"Nessuna verità è dunque più certa, più indipendente da ogni altra, nessuna ha minor bisogno d’esser provata, di questa: che tutto ciò che esiste per la conoscenza — dunque questo mondo intero — è solamente oggetto in rapporto al soggetto, intuizione di chi intuisce; in una parola, rappresentazione. E questo vale per il presente, per qualsiasi passato e qualsiasi futuro, per ciò che è lontanissimo come per ciò che è vicino: infatti vale anche per il tempo e lo spazio, dentro i quali tutto viene distinto. Tutto quanto è compreso e può esser compreso nel mondo deve inevitabilmente aver per condizione il soggetto, ed esiste solo per il soggetto. Il mondo è rappresentazione."

(Schopenhauer, Il mondo)

giovedì 14 agosto 2014

Incipit


“«Il mondo è mia rappresentazione»: — questa è una verità che vale in rapporto a ciascun essere vivente e conoscente, sebbene l'uomo soltanto sia capace d'accoglierla nella riflessa, astratta coscienza: e s'egli veramente fa questo, con ciò è penetrata in lui la meditazione filosofica. Per lui diventa allora chiaro e ben certo ch'egli non conosce né il sole né la terra, ma appena un occhio, il quale vede un sole, una mano, la quale sente una terra; che il mondo da cui è circondato non esiste se non come rappresentazione, vale a dire sempre e dappertutto in rapporto ad un altro, a colui che rappresenta, il quale è lui stesso.”

(Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione)

... non conosce né il sole né la terra, ma appena un occhio, il quale vede un sole, una mano, la quale sente una terra...

Tra i cingoli degli uomini d'affari


Come uno spettacolo



“Se la nostra coscienza con tutto il suo contenuto si muovesse uniformemente nel flusso del tempo, noi non potremmo percepire tale movimento. Nella coscienza stessa cioè dev'esservi qualcosa d'immutabile. Questo qualcosa pertanto non può essere altro se non il soggetto conoscente stesso, che contempla imperturbabile ed immutato il corso del tempo ed il fluire del suo contenuto. Dinanzi al suo sguardo la vita scorre come uno spettacolo.”

(Schopenhauer, Parerga)

martedì 12 agosto 2014

Ephemera



Dicevamo di scommettere
e grondavamo certezze,

tagliavamo e cucivamo
come sarti samurai

e già ci vestiva un velo,
una polvere di rapido oblio.