"Colui, dunque, che si è immerso e perduto nella contemplazione della natura al punto tale da non continuare ad esistere che come puro soggetto conoscente, diventa proprio con ciò consapevole che, come tale, è la condizione e quindi il portatore del mondo e di ogni esistenza oggettiva, dato che ormai questa si presenta come dipendente dalla sua. In tal senso Byron dice:
Are not the mountains, waves and skies, a part
Of me and my soul, as I of them? (1)
Ma colui che sente tutto ciò come potrebbe ritenere se stesso assolutamente transitorio, in contrasto con la natura immortale? Lo coglierà piuttosto la consapevolezza di quanto afferma l'Upanishad del Veda: 'Hae omnes creaturae in toto ego sum et praeter me aliud ens non est.' (2) " (p 207)
(1) "Non sono forse i monti, le onde e i cieli parte di me e della mia anima, come io di loro?"
(2) "Io sono tutte queste creature nella loro totalità ed oltre a me non vi è alcun altro ente."
(A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, N.C. 2011)
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