“La rappresentazione secondo la quale ci si sottomette e ci
si rassegna interamente e senza riserve a una volontà individuale estranea è
una facilitazione psichica a rinnegare la volontà propria.”
(Schopenhauer, Parerga)
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Per Schopenhauer siamo manifestazioni di una “Volontà” (energia?)
che persegue attraverso di noi il suo movimento – il mondo tutto è rappresentazione di questa
“Volontà” . I nostri singoli atti di volontà, visti con sguardo panoramico e
nel tempo lungo, sono soltanto manifestazioni dell’attuazione della “Volontà” di
cui tutto il mondo è rappresentazione.
Insomma,
per dirla con un termine che di questa “Volontà” suggerisce una negatività del
nostro esserne mere espressioni inconsapevoli nel mentre pensiamo di guidare noi la nostra vita, essa ci
comanda, senza che ce ne accorgiamo.
Un esempio facilmente comprensibile dell’analisi di
Schopenhauer è il potere della “Volontà” in quell’insieme di manifestazioni che vanno sotto il nome di “amore
uomo-donna”: così tanto importante, così
tanto cantato, è, dice Schopenhauer, solo un abile mezzo della “Volontà” per il
suo mantenimento, la sua continuità - il mantenimento della specie, cioè della
vita, cioè di una manifestazione efficace di energia nella materia. Insomma, l’amore uomo-donna è infine e sempre
un modo per la “Volontà” di continuarsi oltre la breve durata di quell’uomo e
di quella donna. Schopenhauer aveva dunque ben chiaro il potere dell’istinto
sessuale, la “cosa in sé” dell’amore uomo-donna, e non solo: il potere della “Volontà”
è individualmente lo stesso dell’inconscio, come Freud riconobbe esplicitamente
al grande filosofo.
Rassegnarsi interamente e senza riserve a una volontà
individuale estranea è una facilitazione psichica al lavoro difficile che ci
aspetta se la vita ci ha portati a fermare l’automaticità, l’impulsività della “Volontà
di vivere”. Se la nostra storia
personale, se l’incontro tra il nostro assetto istintivo e l’ambiente ha
prodotto una condizione di difficoltà per cui siamo chiamati ad una diversa
consapevolezza di come stanno le cose, ebbene ecco che una facilitazione
psichica è la sottomissione ad una volontà fuori di noi – individuale, scrive
Schopenhauer, ma possiamo pensare anche ad una volontà a noi esterna senza un
volto preciso, come quella di una dottrina e pratica religiosa, o di partito, o
di un qualsiasi gruppo mistico o entusiastico.
La furbizia di ogni vincolo
fideistico o entusiastico è quella di evitarci un impegno personale di pensiero e di prassi, impegno la cui necessità quasi sempre si affaccia nella nostra vita con allarme
e angoscia. Può essere un segnale prezioso, ma poiché l'angoscia rende molli le gambe, viene da inginocchiarsi e piegare la testa.
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