“La natura non si comporta come i cattivi poeti, i quali,
dipingendo dei furfanti e dei buffoni, si mettono all'opera con tanta
goffaggine e intenzionalità, da far scorgere per così dire dietro a ogni personaggio
il poeta stesso, che sconfessa continuamente i sentimenti e i discorsi di
costoro, esclamando con voce ammonitrice: <questo è un furfante, questo è un pazzo;
non date alcun peso a quanto egli dice>. La natura invece fa come
Shakespeare e Goethe, nelle cui opere ogni personaggio, fosse anche il diavolo,
fa valere pienamente, mentre si presenta e parla, le sue ragioni. Ogni
personaggio infatti è in tal caso concepito oggettivamente, a tal punto che noi
siamo attratti a diventarne partecipi: esso si è sviluppato, come le opere
della natura, da un principio interno, attraverso il quale le sue parole e le
sue azioni si presentano come naturali, e quindi come necessarie. Chi si
attende dunque che nel mondo i diavoli si facciano vedere con le corna, e i
buffoni con i sonagli, sarà sempre loro preda o loro zimbello.”
(Schopenhauer, Parerga)
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