“Ci vogliono secoli perché il «libero» lavoratore si adatti
volontariamente, in conseguenza dello sviluppo del modo capitalistico di
produzione, cioè sia socialmente costretto a vendere per il prezzo dei suoi
mezzi di sussistenza abituali l’intero suo periodo attivo di vita, anzi, la sua
capacità stessa di lavoro, sia costretto a vendere la sua primogenitura per un
piatto di lenticchie. È quindi cosa naturale che il prolungamento della
giornata lavorativa, che il capitale cerca di imporre per coercizione statale agli
operai adulti, dalla metà del sec. XIV fino alla fine del sec. XVII, coincida
all’incirca col limite del tempo di lavoro che nella seconda metà del sec. XIX
viene tracciato qua e là, da parte dello Stato, alla trasformazione di sangue
dell’infanzia in capitale. Quel che oggi, per esempio nello Stato del
Massachussetts, che finora è lo Stato più libero della repubblica americana del
nord, viene proclamato come limite statutario al lavoro dei fanciulli al di
sotto dei dodici anni, era in Inghilterra, ancora alla metà del sec. XVII, la
giornata lavorativa normale di artigiani nel pieno delle forze, di robusti
servi agricoli e di giganteschi fabbri ferrai.”
(Marx, Il capitale)
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