come non è possibile afferrare i suoni di una conchiglia nella quale si soffi, ma presi la conchiglia e chi vi soffia dentro pure il suono resta preso;
come non è possibile afferrare il suono di un liuto che venga suonato, ma presi il liuto e il suonatore del liuto pure il suono resta preso..."
"Quando c'è dualità, allora l'uno vede l'altro, lo odora, lo guarda, lo gusta, lo ascolta, gli parla, lo pensa, lo tocca, lo conosce. Ma quando la totalità dell'individuo è il Sé, con che cosa e chi potrà vedere, fiutare, gustare, parlare, ascoltare, toccare, conoscere? Con che cosa potrà conoscersi quello per mezzo del quale tutto l'universo si conosce?
Il Sé può essere definito soltanto in senso negativo: esso è inafferrabile, non è soggetto a decadenza, non è soggetto ad attaccamento, è privo di legami, non teme, non può essere colpito. Chi mai potrebbe conoscere il conoscitore?"
(Brhadaranyaka Upanishad, 4° cap. 5° par., Upanishad vediche, Tea 1988, p. 83-84)
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