Leggo in una delle note di Carlo Della Casa che questa Isa Upanishad era
un riferimento per Ghandi, e che un pensiero simile a quello qui espresso fu
poi ripreso nelle Epistole dei Corinzi – pensiero simile, non proprio identico,
per un paio di differenze caratteristiche tra mondo induista e mondo
giudaico-cristiano.
Nella prima strofa della Upanishad si dice che "Il Signore abita
tutto ciò che si muove.".
Per Ghandi era uno stimolo alla fratellanza
universale.
Nelle Epistole similmente, ma
- prima differenza: per
"Signore" nell'induismo s'intende il Sé universale, l'Uno di cui
tutto è manifestazione, senza una creazione e con una assoluta identità tra la
signorilità individuale e quella universale;
- seconda differenza: "tutto
ciò che si muove" per gli induisti include anche gli animali, mentre per i
giudaico-cristiani il "tempio del Signore" accoglie soltanto gli
umani - differenza, questa, che contribuiva a rendere Schopenhauer sprezzante
sulla qualità morale della cultura giudaico-cristiana e in generale scettico
sulla stessa possibilità di una morale che non abbia alla base la compassione
senza mediazioni di pensiero verso tutti gli esseri viventi, “fratelli animali”
necessariamente compresi.
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