domenica 12 febbraio 2017
Quante benedizioni
Qualche giorno fa ho visto un po' del programma di Gigi Proietti, ieri sera ho visto qualche minuto
del festival di Sanremo - sono capitato quando c'era Zucchero - e ho
letto il testo della canzone cantata dalla Mannoia, e voilà, ho ricevuto
tante benedizioni, più che se fossi andato a messa. Facevo parte dei
benedetti, in quanto spettatore televisivo stavo nel "vi" della formula
"dio vi benedica" - non credo che Proietti e Zucchero benedicessero solo
il pubblico presente nella sala: guardavano, sì, verso
il pubblico lì presente ma anche verso noi-me che stavamo davanti al
televisore. Anche le zingare per strada, quando ti accostano, lo fanno -
o quando entrano nel vagone della metropolitana con un bambino
dormiente in braccio verso la fine della lamentosa formula di richiesta
di qualche soldo. La Mannoia nomina dio nella sua canzone -
chiedendogli, nel caso esistesse, presenza di regno immediata, in corso
di questa vita, come fanno i veri cristiani, che non si affidano a
rimandi basati sulla promessa di resurrezione ed eternità futura - e
benedice la vita, comunque perfetta. (Leopà, oh, Leopà, dicono che sei
un grande nella tua visione realistica della vita, dicono che a modo
tuo, modo poetico, sei un protagonista lucido e potente della cosiddetta
"morte di dio", e non perché lo hai ucciso come idea, ma perché ne hai
visto con coraggio radicale l'assenza in quest'unico mondo che
conosciamo e noi, noi, orfani d'ogni illusione, ce la dovemo cavà tra de
noi come tante ginestre mentre er vurcano danaro cola monnezza rovente
dequà e dellà desopra e desotto pe corpa de quattro stronzi padroni
onnipotenti questi sì che ce stanno anche se nun li vedemo ma li
mortacci loro maledetti strozzini e assassini - scusa Leopà, però li
conti nun se chiudeno co a morte de dio e co a lava der Vesuvio o er
teremoto d'Amatrice o a valanga de Rigopiano...- ma ndo' stavo? - ah,
sì, a vita perfetta che sia benedetta de Mannoia, e tutte quell'artre
benedizioni da preti marpioni de Proietti e Zucchero, bravi eh?, ma,
aoh! - pe du minuti de televisione che me so messo a guardà - so furbi,
so furbi! - e noi come allocchi che stamo a guardà.)
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