“Sediamo insieme e parliamo e ci sollecitiamo gli uni con
gli altri, e gli occhi rilucono e le voci diventano più forti: proprio allo
stesso modo migliaia di anni fa altri sono stati così a sedere: era la stessa
cosa, erano le stesse persone: e così sarà tra mille anni. L'apparato per il
quale non ci rendiamo conto di tutto ciò è il tempo.”
(Schopenhauer, Parerga)
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era la stessa
cosa, erano le stesse persone
- cioè, dice Schopenhauer, eravamo noi - manifestazioni dello stesso essere, diverse in quanto manifestazioni, ma stesso essere
- il nostro modo di percepire la realtà, nel tempo, spazio e causalità non ci permette l'identità con quelle persone di un lontano passato e quelle di un lontano futuro- in questo caso il nostro modo di percepire la realtà in un tempo che scorre dal passato verso il futuro
- era la stessa
cosa, erano le stesse persone è il pensiero cosciente che permette di capire i nostri sogni e il modo di funzionare inconscio che accompagna la coscienza
- la complessità delle nostre vite sta in questo andare su due piani in relazione uno con l'altro, con momenti e spazi in cui prevale l'uno e momenti e spazi in cui prevale l'altro
- se ci accade che arriviamo a tagliare in due la nostra complessità e separiamo nettamente i due piani, ci impoveriamo per eccesso dell'una o dell'altra dimensione, perdendo contatto con la nostra realtà intima o con la realtà del mondo
- era la stessa cosa, eravamo noi e non era la stessa cosa, non eravamo noi: la nostra conoscenza è in gran parte inspiegabile e inesprimibile a parole, quindi, volendo enunciarla, occorre andare oltre il principio di non contraddizione che domina solo uno dei due piani vissuti, e accettare ambedue le affermazioni come vere: solo la loro fusione non tradisce e impoverisce la nostra complessità.
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