Nelle annotazioni sulla religione, Schopenhauer lega la
predicazione di Cristo con quella dei preti egizi, che erano a loro volta una
discendenza dei religiosi dell’India. Leggendo le connessioni di carattere storico e di contenuti, un punto mi ha sorpreso e si è
staccato nettamente dal fondo.
Da anni ricordo quello che avevo letto in un libro di Renan
sulla vita di Cristo: che egli si era definito figlio dell’uomo ma quella definizione
di sé come figlio dell’uomo era poi
diventata successivamente figlio di Davide, e infine si era arrivati a fargli
dire: sono il figlio di dio. Quando lo avevo letto, molti
anni fa, mi era sembrato illuminante: quella certezza fideistica che mi era
stata trasmessa nell’infanzia - che nella mia testa era uno di quei palloncini
che scappano, o vengono lasciati, dalle mani del bambino, e finiscono attaccati
al soffitto e lì rimangono in sospensione d’attesa – la certezza con cui
intorno a me sentivo dire da adulti per altro coi piedi per terra “ Gesù figlio di
dio” come fosse uno del paese o del quartiere la cui paternità era cosa tra le
cose – il carattere delirante di quella affermazione trasformata da parola in cosa mi era
apparso chiaramente leggendo l’analisi storica di Renan: figlio dell’uomo,
figlio di re, figlio di dio. Quel palloncino pieno di gas ipnotico era volato in cielo dal varco di
conoscenza, portando i miei saluti a Renan.
Ora, eccoti lo scorbutico Schopenhauer che, come niente
fosse, scrive:
“… e che Gesù, educato da preti egiziani, la cui religione
era di origine indiana, abbia assunto da loro l'etica indiana e il concetto di avatar,
e in seguito abbia cercato di adattarli nel suo paese ai dogmi ebraici e di
innestarli sul vecchio tronco. La consapevolezza della propria superiorità morale
ed intellettuale l'avrebbe infine spinto a considerare se stesso come un avatar
e quindi a chiamarsi figlio dell'uomo per indicare che egli era più che un
semplice uomo…”
“… ci riesce fino a un certo punto spiegabile come mai Paolo abbia potuto rappresentare del tutto seriamente come Dio incarnato un individuo morto così poco tempo prima ...”
“… ci riesce fino a un certo punto spiegabile come mai Paolo abbia potuto rappresentare del tutto seriamente come Dio incarnato un individuo morto così poco tempo prima ...”
(Schopenhauer, Parerga)
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Wikipedia, Avatar: "La parola, che è in lingua sanscrita, è originaria della tradizione induista, nella quale ha il significato di incarnazione, di assunzione di un corpo fisico da parte di un dio (Avatar: Colui che discende)"
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