Nel primo libro considererà il mondo soltanto come rappresentazione, come percezione e memoria. Compito necessario: pensare e dire che il mondo è rappresentazione è pensare una verità, ma è verità difficile da accettarsi, come dimostra "...l'intima riluttanza che si prova a concepire il mondo soltanto come nostra pura rappresentazione; al quale concetto d'altra parte non potremo mai e poi mai sottrarci". Ci metterò un libro, caro lettore, scrive Schopenhauer, per farti capire lo spessore di verità dell'affermazione: il mondo è mia rappresentazione, e le varie conseguenze che ciò comporta.
Ma il bello verrà dopo: questa prima verità "... verrà integrata nel secondo libro con un'altra verità, la quale non è di certo così immediata come quella da cui qui muoviamo; bensì tale che vi si può esser condotti solo da più profonda indagine, più difficile astrazione, separazione del diverso e riunione dell'identico — una verità che deve apparire molto grave e per ognuno, se non proprio paurosa, almeno meritevole di riflessione: ossia questa, che egli appunto può dire e deve dire: «il mondo è la mia volontà». "
(Schopenhauer, Il mondo)
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