sabato 31 ottobre 2015

Il violino



E' finita la vita,
la conto ormai sulle mie dita.
Non respiro più carbone,
che sul mio viso impastavo col sudore.
La tensione del domani,
tesa come corda di violino,
accompagnava con triste melodia
del mio essere l'acrobazia.
Improvvisamente, con un acuto,
saltando ha frustato l'incauto futuro.

(Rodolfo Brogi, maggio 2014)


Tatuaggi


"... le parole di una madre possono avere il peso di vere e proprie sentenze, possono tatuare, ferire, ustionare la mente e il corpo... segni indelebili e anche lamentazioni infinite: la madre è l'accusata, la causa del male, il virus, l'artefice del disastro... il legame devastante non ha mai fine, è un amore senza limiti, è un odio che vincola per sempre... verità fondamentale della psicoanalisi: la possibilità della separazione è resa più difficile dall'assenza dell'amore che dalla sua presenza... più c'è stata frustrazione della domanda d'amore, piu il lutto della separazione risulta inaccessibile: una sterile rivendicazione recriminativa inchioda il soggetto ad una lamentazione infinita..."

(Massimo Recalcati, Le mani della madre)
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la possibilità della separazione è resa più difficile dall'assenza dell'amore che dalla sua presenza - affermazione che ribalta il primo pensiero che verrebbe: non riesce a separarsi perché è stato amato e ora non sa fare a meno dell'amore che ha avuto - però poi viene l'immagine di chi, non avendo l'amore che vorrebbe, sta lì a chiedere richiedere pietire arrabbiarsi reprimersi sdoppiarsi fingere per non peggiorare le cose e via via andando di questo malo passo tutte le complicazioni generate dalla rabbia, poi dall'odio e infine dalla tombale indifferenza in misture da stregoneria quotidiana.
Alla affermazione che la possibilità della separazione è resa più difficile dall'assenza dell'amore che dalla sua presenza va aggiunto che, come Recalcati analizza magistralmente in questo libro, l'amore soffocante, divorante (la "madre coccodrillo") è una forma di assenza di amore.

Mi soffermavo, nel leggere, su quel tatuare.
I tatuaggi sono un modo di arrendersi al fatto che la vita ci segna in modo indelebile, irreversibile? E' come se i tatuaggi dicessero che non è possibile ripresentarsi al mondo con la pelle originaria, senza i segni indelebili della nostra storia.
I segni che le esperienze lasciano in noi sono della stessa natura dei segni che certe esperienze fisiche lasciano sulla pelle?
Siamo tavole di cera o di legno o di pietra su cui gli incontri e gli avvenimenti della vita scrivono senza che ci sia in noi un nucleo originario che nulla e nessuno può toccare? - Nessuno può toccare, sì, e aggiungo tentando forse l'impossibile: nemmeno il potere onnipotente delle madri. Nonostante le devastazioni che possono provocare le madri aliene, le madri non madri, le madri coccodrillo e le madri narcise, le madri malamente presenti e quelle assenti, c'è qualche bambino che nonostante tutto si salva? C'è qualche bambino senza tatuaggi indelebili in giro per il mondo? E qualche adulto? Tutti tatuati? Davvero? Non siamo anche portatori di una forza vitale che può arrivare a prescindere dalla volontà distruttiva di chiunque, anche di una madre onnipotente? Siamo così totalmente e indelebilmente condizionati dall'esperienza da diventare tatuati?
 

venerdì 30 ottobre 2015

Fotografia, n21


Prime stelle


Il testimone



A te che canterai ciò che non ho cantato.
A te che capirai ciò che non ho capito.
A te che scoprirai ciò che non ho scoperto.
A te che sognerai ciò che non ho sognato.
A te che vedrai ciò che non ho visto.
A te che dirai ciò che non ho detto.
In questo sforbiciare di desideri,
a te sconosciuto amico
lascio il mio pegno.

(Rodolfo Brogi, agosto 2014)

Gardenie


Il maratoneta



A volte mi sento più figlio che padre,
legato più al cordone ombelicale
che al sangue del mio sangue.
A volte, travolto da improvvise folate,
vedo i miei pensieri rotolare
come foglie autunnali, confondersi con
i sogni, come pagine sgualcite
calpestate dall'indifferenza.
Alle Termopoli m'attesto,
baluardo estremo d'un sogno mai perso,
cercando il bambino che ero e che resto.

(Rodolfo Brogi, aprile 2014)

giovedì 29 ottobre 2015

Il camino acceso




Il rumore del fuoco frusta e calpesta l'aria,
mentre esplosioni di sole
trafiggono il buio inerme della stanza
e un tepore di mare invade lentamente le membra.

(Rodolfo Brogi, gennaio 2015)

mercoledì 28 ottobre 2015

Campaegli


         
Accorgersi di inutili sussulti umani.
Accorgersi di faggi pregni di frutti
e non soltanto di ombrose foglie,
il sole arrampicarsi sui monti,
il silenzio corroso dal lento dindolio
dei campanacci al collo di mucche e cavalli,
il verde risvegliarsi della natura
ed essere tacito testimone
all'ombra dei propri pensieri.

(Rodolfo Brogi, agosto 2013)
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Campaegli è una frazione di Cervara, a 1400 metri di altezza, nel Parco naturale regionale dell'Appennino - Monti Simbruini.

mercoledì 21 ottobre 2015

No footing find

"In the Kevaddha Sutta, the Buddha raises the question:

- Where do earth, water, fire and air no footing find? 
Where are long and short, small and great, fair and foul - 
Where are ‘name and form’ wholly destroyed? 

And the answer is:

- Where consciousness is signless, boundless, all-luminous, 
That’s where earth, water,  fire, and air find no footing, 
There both long and short, small and great, fair and foul - 
There ‘name and form’ are wholly destroyed. 
With the cessation of consciousness this is all destroyed.

(da "What Happens to an Arahant at Death?" A Dialogue between Bhikkhu Bodhi and B. Alan Wallace )

domenica 11 ottobre 2015

Roma, Pigneto n18


Roma, Pigneto n 17


Fotografia, n13


Roma, Pigneto n16


Roma, Pigneto n15


Roma, Pigneto n13


Roma, Pigneto n14 - Il ponte sulla ferrovia


Roma, Pigneto n12


Roma, Pigneto n11


Gardenie


domenica 4 ottobre 2015

Tornata al mittente

Caro Schopenhauer,
sono sorpreso, stupito, e te lo volevo dire.
Scrivi: "La musica non esprime il fenomeno, bensì l'intimo essere, l'in-sé, la volontà stessa."
Che coraggio!

Forse è il caso che ti dica qualcosa che precede la mia sorpresa attuale, il mio scetticismo, la mia perplessità tentata dal continuare a seguirti ma restia a farlo - non riesco a seguirti come ho fatto fin qui, e mi dispiace - chissà, forse vorrei mi dicessi qualcosa di più, di decisivo, di personale - proprio a me, e continuerei a seguirti fino in capo al mondo...
Spero nella tua gentile risposta e ti dico, dunque.

La prima volta che mi hai sorpreso ti ho capito subito - ti ho seguito subito quando scrivevi che, sì, è vero che noi possiamo conoscere il mondo solo come immagine, come percezione, come rappresentazione, come avviene per qualsiasi occhio che guardi il mondo fosse anche quello di un insetto, e che lo possiamo percepire solo inserendolo in uno spazio e in un tempo e in catene di causa-effetto - questo è vero, scrivevi, ma non è vero invece che siamo completamente all'oscuro della realtà in sé al di là della rappresentazione che se ne fanno gli infiniti occhi che hanno guardato, guardano e guarderanno il mondo - non è vero invece, dicevi, che il nostro sguardo, la nostra percezione è sempre esterna così come è sempre dall'esterno che vedo chi mi sta vicino vivere, ridere, piangere, gridare, tacere, provare piacere o provare dolore: della realtà intimissima, dell'essere in sé qualcosa posso sapere, e posso saperlo a partire da me stesso, me stesso corpo, tra me e me.
Grande, sei stato, dunque, in questo, quella prima volta in cui ho capito quello che dicevi: la soluzione del problema era più che sotto gli occhi, era negli occhi stessi, che guardano e sempre guardano anche se chiudo le palpebre, guardano e sempre guardano e non posso impedire con la mia volontà mentale che guardino, perché questo è il loro essere, la loro funzione, la loro "Volontà", la volontà di cui tutto il mio corpo è portatore nell'esistere.
Grazie, dunque, perché nella tua soluzione c'è il superamento dell'alienazione fondamentale umana, quella tra ognuno e il mondo là fuori. Superamento filosofico, certo, ma superamento prezioso, che indica, a chi la avesse persa e avesse nel pensiero comunicabile una possibilità di ritorno, una via psichica precisa, pratica. Perché se è vero, dunque, che il mondo là fuori mi è conoscibile solo in quanto mi appare, in quanto fenomeno, rappresentazione della mia sensibilità corporea, se vero che è altro da me, è vero anche che nel me corporeo io vivo qualcosa che scalda il mondo esterno del mio stesso calore, è vero anche che la pasta madre di cui sono fatto, di cui posso avere esperienza indicibile ma esperienza, è la stessa pasta madre degli altri esseri umani intorno a me - e non solo, tu scrivi, non solo degli altri esseri umani, ma è la stessa pasta madre di tutti gli esseri, del mondo intero, della materia tutta dell'universo. Semplice, comprensibile, ho capito, ho capito - si può capire, si capisce come fosse toccar cosa con mano.
Ora, ecco la sorpresa per cui ti scrivo. La musica, scrivi, esprime la indicibile Volontà universale, la cosa in sé del mondo e quindi anche di me stesso?  La musica esprime ciò che io intimamente sono al di là del mio essere storico, condizionato, particolare, fenomenico?

Con stima, rs, venerdì 17 maggio 2013
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Ma era superstizioso, Schopenhauer?
Magari è per un motivo banale, che non ha risposto.
Comunque non me ne sono fatto un problema, non ci pensavo proprio più.
O me l'ha rimandata perché la risposta la devo dare io?
Può anche essere.
Magari è una di quelle domande per cui la risposta sta lì dove nasce la domanda.