venerdì 6 maggio 2016

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Il sogno del bambino servo

Sentita una conferenza di Massimo Recalcati in cui citava una frase di Deleuze, che scrivo senza nome come se per me fosse un senza bisogno di nome e invece è solo un cognome e poco più, una frase che suona (o qui meglio si presenta, scorre, appare) così: non c'è cosa peggiore che essere prigionieri del sogno di un altro - Recalcati diceva: per esempio una madre, ma non poneva limitazioni a questo "altro" del cui sogno ci si trova prigionieri - "sogno" inteso come cosa molto di veglia, cioè reale di dura realtà percettiva, cioè inteso come insieme di aspettative per cui uno rinuncia a vivere a modo suo per adeguarsi al disegno, al progetto, ai desideri espressi e inesprimibili di un altro.

O di altri: mentre lui parlava ho pensato al "sogno" del gruppo, del collettivo, della società in cui si vive. Il servo s'adegua al "sogno" del padrone: deve mangiare, come il bambino che s'adegua al "sogno" della madre.

Ho puntigliosamente messo le virgolette alla parola sogno che invece, come ho cercato subito di precisare, è cosa di veglia, e questo mi pare di averlo fatto con l'intento di difendere il mio sonno, poiché se i sogni hanno di questi effetti uno può temere d'addormentarsi - invece qui è faccenda di veglia, per cui il bambino e il servo prigionieri del sogno della madre e del padrone potrebbero arrivare a temere di svegliarsi e decisamente preferire l'incoscienza del sonno.
Ma ecco che, esprimendo il possibile intento difensivo delle virgolette alla parola sogno, metto a fuoco che se fosse letteralmente sogno sarebbe il sogno dell'altro, non il mio: quindi potrei tranquillamente addormentarmi, io, piuttosto dovrei evitare in tutti i modi possibili che s'addormenti l'altro. Il bambino e il servo, quindi, dovrebbero evitare in ogni modo possibile che la madre e il padrone s'addormentino, poiché del loro sogno tornerebbero ad essere prigionieri.

Ma essendo "sogno" tra virgolette quello di cui bambino e servo sono prigionieri, cioè non un sogno ma un lunga veglia di infinite giornate di sottomissione, ecco che bambino e servo dovrebbero evitare in tutti i modi che madre e padrone si sveglino.