giovedì 25 aprile 2013

Ogni nascere e perire


"Ciò che afferma Kant è essenzialmente quanto segue: Tempo, spazio e causalità non sono determinazioni delle cose in sé ma appartengono soltanto alle loro manifestazioni non essendo nient'altro che forme della nostra conoscenza; dal momento che ogni pluralità e ogni nascere e perire sono possibili solo attraverso il tempo lo spazio e la causalità, ne consegue che anche tempo spazio e causalità appartengono soltanto ai fenomeni e non alle cose in sé; poiché la nostra conoscenza è condizionata da tempo spazio e causalità, allora tutta l'esperienza è solo conoscenza dei fenomeni e non delle cose in sé; di conseguenza, anche le leggi basate su tempo spazio e causalità non possono essere fatte valere per le cose in sé, e questo vale anche per il nostro io, che noi conosciamo soltanto come fenomeno, non secondo quello che può essere in sé." (p 197)

Eccolo, il punto di partenza di Schopenhauer rispetto a Kant: noi non soltanto conosciamo noi stessi come fenomeni, come corpi che sono e vivono secondo tempo, spazio e causalità, ma, rapportandoci a questa conoscenza di noi stessi come cosa, come corpo, diventiamo consapevoli di essere una manifestazione della "cosa in sé" di noi stessi, e questa "cosa in sé" è al di fuori di tempo spazio e causalità. Per questa "cosa in sé" Schopenhauer pensa sia appropriato il nome di "volontà" (Wille).
Noi siamo l'unica cosa che possiamo conoscere sia dall'esterno che dall'interno, e ciò che arriviamo a capire in questo nostro duplice conoscerci possiamo estenderlo a tutto il mondo.

"Ognuno scopre se stesso come questa volontà in cui consiste l'intima essenza del mondo, così come si scopre anche come soggetto conoscente la cui rappresentazione è il mondo intero, il quale pertanto ha un'esistenza soltanto in relazione alla coscienza di lui, come proprio supporto necessario. Ognuno, dunque, in questo duplice riguardo, è lo stesso mondo intero, il microcosmo, del quale egli scopre interamente e compiutamente in se stesso i due aspetti; e ciò che egli conosce così come la sua propria essenza è la stessa cosa che esaurisce anche l'essenza del mondo intero, del macrocosmo: anche il mondo dunque è, come lui stesso, completamente volontà e completamente rappresentazione e nulla rimane oltre a ciò." (pp 188-189)

(A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, N.C. 2011)

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