mercoledì 1 maggio 2013

Gambedilegno


"Che un violento dolore dell'animo o terribili eventi inattesi possano provocare la follia, me lo spiego nel modo seguente: ogni dolore di questo genere, come fatto concreto è sempre limitato al presente, pertanto solo passeggero e in tal senso neppure eccessivamente grave da sopportare; esso sarò grande oltre misura soltanto in quanto sia un dolore permanente, ma come tale esso è un pensiero e si trova perciò nella MEMORIA. Se dunque un simile dispiacere, una tale dolorosa conoscenza o ricordo sono tormentosi a tal punto da risultare assolutamente insopportabili, e tali che l'individuo ne soccomberebbe, allora la natura, talmente angosciata, si appiglia alla FOLLIA come all'ultima ancora di salvezza nella vita. L'animo, così torturato, strappa il filo della memoria, riempie i vuoti con finzioni e si rifugia nella follia, lontano dal dolore che supera le proprie forze, come si amputa un arto colpito dalla cancrena e lo si sostituisce con uno di legno." (p 220)

(A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, N.C. 2011)



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