lunedì 27 maggio 2013

La natura è ingenua, la cultura invece è assai furba


"I dogmi cambiano e il nostro sapere è ingannevole, ma la natura non sbaglia: il suo corso è sicuro ed essa non lo occulta. Ogni cosa è interamente in essa ed essa è interamente in ogni cosa. Essa ha il suo centro in ogni animale che ha trovato con certezza la propria via nell'esistenza, come la troverà con certezza per uscirne: nel frattempo vive tranquillo, senza timore della morte, sorretto dalla consapevolezza di essere la natura stessa e come essa intramontabile. 
Soltanto l'uomo si porta dietro la certezza della propria morte; tale certezza, tuttavia, lo può impaurire, cosa assai strana, solo in singoli momenti, quando un'occasione la fa presente alla sua immaginazione. 
Poco può la riflessione contro la potente voce della natura: anche nell'uomo, come nell'animale che non pensa per concetti astratti, predomina quella sicurezza derivante dall'intima consapevolezza di essere lui stesso la natura, il mondo, perciò il pensiero della morte certa e mai lontana non inquieta sensibilmente alcun uomo ma ognuno campa come dovesse vivere eternamente, e questo fino al punto da poter dire che nessuno ha una convinzione veramente viva della certezza della propria morte, ma che ognuno riconosce quella certezza in astratto e teoricamente e tuttavia la mette da parte al pari di altre verità teoriche senza mai accoglierle nella propria viva coscienza. 
Chi ben consideri questa caratteristica peculiare della mentalità umana vedrà che le specie psicologiche di spiegazione con l'abitudine e l'adattamento all'inevitabile non sono affatto sufficienti: l'origine di questa peculiarità si trova più in fondo. 
Allo stesso modo possiamo capire perché in tutti i tempi e presso tutti i popoli si trovano dogmi vari sul perdurare dell'individuo dopo la morte, dogmi che godono di grande considerazione, ma le prove a favore sono sempre state insufficienti mentre quelle per il contrario forti e numerose, ed anzi quest'ultimo non ha propriamente bisogno di nessuna prova ma è riconosciuto come dato di fatto da un intelletto sano, rafforzato dalla fiducia nel vedere che la natura mente altrettanto poco di quanto sbaglia, anzi mostra apertamente la propria azione e la propria essenza e le manifesta apertamente, quasi ingenuamente, mentre noi le oscuriamo con l'errore."

(A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione)


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