venerdì 31 maggio 2013

La quale immagine è la nostra vita

 "In una persona sana solamente le azioni pesano sulla coscienza, e non i desideri o i pensieri: soltanto le azioni, infatti, ci tengono innanzi lo specchio della nostra volontà. L'azione non meditata, commessa in un cieco impeto, è in certo modo un che di mezzo tra semplice desiderio e decisione: quindi essa, mediante vero pentimento che si mostri anche nell'azione, può essere cancellata come una linea mal tracciata nell'immagine della nostra volontà, la quale immagine è la nostra vita."
 

Insomma, secondo Schopenhauer quando le nostre azioni impulsive sono espressione del nostro carattere, o peggio ancora quando non sono vere azioni impulsive ma sotto questa apparenza nascondono azioni "meditate in segreto", c'è poco da pentirsi: il ripensamento dura quello che dura, e nella stessa situazione o in una situazione analoga prima o poi il comportamento impulsivo tornerà a far danni. Se è un borderline violento che picchia la sua donna, c'è poco da contare sui suoi pentimenti: quella violenza è diventata sua volontà, sua pulsione, e c'è da fidarsi ben poco delle sue parole o del potere delle parole su di lui.

Ma quando l'azione impulsiva è il momento di relativa follia che prende una persona sana in un momento di stanchezza, di saturazione in una situazione altamente stressante, allora vi può essere poi non solo una rivalutazione cognitiva del proprio comportamento, ma una vera e propria repulsione, un dolore sincero ed acuto per ciò che si è fatto - in questi casi, l'azione impulsiva dannosa è solo "una linea mal tracciata nell'immagine della nostra volontà", cancellabile con i fatti, con altro comportamento, altro agire. In questi casi l'azione impulsiva non è espressione della volontà profonda della persona: la sua vera volontà è un'altra di fatto, non di parola. Se invece l'azione impulsiva è espressione della volontà della persona, vi può essere solo rivalutazione cognitiva dell'accaduto, ma la volontà non cambia e tornerà a manifestarsi.

(A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione)


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