mercoledì 15 maggio 2013

Le tre tragedie di Schopenhauer


Schopenhauer fa una rapida rassegna delle belle arti, dall'architettura alla tragedia, tralasciando per il momento la musica, per la quale ha in mente considerazioni particolari. A proposito della tragedia "voglio permettermi un'osservazione", scrive. E' questa.
"La rappresentazione di una grande sciagura è essenziale alla tragedia, ma le molte strade per cui essa viene introdotta dal poeta si possono ricondurre a tra concezioni specifiche. 
Può infatti accadere per la eccezionale malvagità, sfiorante i limiti estremi del possibile di un carattere, che diventa la causa della sciagura... 
Può inoltre accadere per il cieco destino, cioè per caso e per errore... 
La sciagura, però, può infine essere provocata dal semplice atteggiamento reciproco delle persone, cioè dalle relazioni, per cui non occorre né un errore straordinario né un caso fortuito inaudito, e neppure un carattere che nel male raggiunga i confini dell'umanità: la sventura può essere provocata da caratteri moralmente comuni in circostanze normali, ricorrenti, quando questi caratteri comuni vengono a trovarsi uno di fronte all'altro in modo tale che la situazione li costringe a farsi l'un l'altro il più gran male sapendo e vedendo, senza che in ciò il torto sia esclusivamente dall'una o dall'altra parte. Mi sembra che quest'ultima specie di tragedia sia più interessante delle altre due, poiché essa ci fa vedere la più grande delle sventure non come un'eccezione rara, non come qualcosa di causato da circostanze improbabili o da caratteri mostruosi, ma come qualcosa che deriva con facilità dai caratteri e dalle azioni degli esseri umani, e appunto per ciò la avvicina tremendamente a noi. 
E se noi scorgiamo nelle altre due specie di tragedia il destino mostruoso o l'orrenda malvagità come potenze terribili, ma che ci minacciano solo da molto lontano e alle quali possiamo sfuggire senza cercare scampo nella rinuncia, l'ultima specie ci mostra invece che alle potenze che distruggono la felicità e la vita resta aperta in ogni momento la strada anche verso di noi, e il più grande dolore può essere causato da intrecci la cui essenza può pesare anche sul nostro destino, e da azioni che forse anche noi saremmo capaci di compiere."

Delle tragedie per carattere malvagio porta come esempi Riccardo III, Iago nell'Otello, Skylock nel Mercante di Venezia di Shakespeare, Fedra di Euripide, Creonte nell'Antigone di Sofocle.

Delle tragedie per cieco destino: Edipo di Sofocle, e "la maggior parte delle tragedie degli antichi", tra i moderni Romeo e Giulietta di Shakespeare, Tancredi di Voltaire, La sposa di Messina di Schiller.

Delle tragedie per atteggiamento reciproco tra persone normali, senza intervento di caratteri mostruosi né eventi eccezionali del caso, cita il Clavigo di Goethe, l'Amleto se si considera il rapporto di Amleto con Laerte e con Ofelia, il Wallenstein di Schiller, il Faust di Goethe "del tutto di questa specie se si considera il rapporto con Margherita e suo fratello". 
Potremmo esserci anche noi tra gli esempi di un futuro Schopenhauer per tragedie di questo tipo? No, sicuramente no.

(A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione)


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