martedì 7 maggio 2013

Se apro gli occhi


Oggi, rispetto a quando Schopenhauer scriveva i suoi pensieri, la parola volontà ha per noi un'estensione di significato che include processi, fatti, comportamenti che allora non erano inclusi o esplicitamente esclusi.
Se dico: volontà inconscia, oggi quelli che capiscono a quale insieme di vissuti e fatti mi riferisco penso siano di più di quanti erano al tempo di Schopenhauer.
Che le persone non sono soltanto quello che appaiono in piazza di giorno, che certe scelte individuali o dei gruppi non possono essere capite solo alla luce delle motivazioni che vengono manifestate, dette, probabilmente lo si è sempre saputo. La volontà sessuale e la volontà di potenza, per esempio, avvolte in  motivazioni che le rivestono e spesso le nascondono, sono forme di volontà latente che penso almeno le persone più sensibili e intelligenti hanno sempre capito, saputo.
Volontà inconscia: se è tale, la persona o il gruppo che agisce sotto la sua spinta non dovrebbe esserne cosciente. Forse è così: forse la coscienza che si attrezza con motivazioni che non sono infine quelle davvero determinanti arriva a crederci, a convincersi, si crea un'immagine di sé, un'idea, che presenta non solo agli altri, e la terra trema se qualcuno dice o fa qualcosa che lede quell'immagine idealizzata.
Che sia davvero inconscia l'attrazione decisiva che un uomo ha per qualche parte del corpo della donna che dice di amare per le sue caratteristiche di personalità, per esempio, o che sia davvero inconscia l'attrazione che quell'uomo ha per quella donna in quanto e finché quella donna è desiderata da un altro, o è la compagna di un altro: questo inconscio non è poi tanto inconscio, fa finta di essere inconscio, ma rende accettabile il fatto e la parola: volontà inconscia. La quale parola designa un insieme di processi e cose ben più ampio: a volte le persone non si rendono davvero conto di cosa accade in loro per cui si ritrovano poi a pensare o a fare cose che non vorrebbero fare o pensare e ne soffrono acutamente; a volte intere vite sono al servizio inconsapevole di impossibili amori o impossibili vendette, e tutto il resto, cioè la vita reale che si sta vivendo, è opaco silenzio; a volte apparenti catastrofi nascondono una precisa volontà di realizzazione costruttiva; cose così, sono già più davvero inconsce.
Sempre, sono inconsci altri processi, quelli sui quali non abbiamo mai controllo volontario o ne abbiamo ben poco: a cominciare dai processi cellulari, tissutali, per arrivare a quella degli organi e degli apparati del nostro corpo, per cui il cuore batte di sua volontà, i polmoni respirano di loro volontà, la pelle traspira di sua volontà, le unghie crescono di loro volontà, lo stomaco digerisce di sua volontà, i genitali si inturgidiscono di loro volontà, gli occhi vedono di loro volontà - cosa posso fare, io, chiudere le palpebre, dirigere lo sguardo verso un'altra parte? ma quando le alzo, le palpebre, vedo, se non sono cieco: vedere è la volontà degli occhi, volontà inconscia, irresistibile, irreprimibile, volontà che si unisce a tutte le altre volontà del corpo, a formare una sola volontà, del corpo, inconscia, di essere, vivere, sulla quale posso solo esercitare il nulla, o è tutto, è così.
Questa, forse, è la volontà che più si avvicina alla Volontà di cui scrive Schopenhauer - si avvicina, non è, ma si avvicina; è l'esperienza che possiamo avere dall'interno: noi siamo i nostri occhi che vedono non appena alziamo le palpebre, ne sentiamo la volontà insita nel loro essere eppure siamo noi - qualcosa avviene, in questa relazione con noi stessi, con il nostro corpo, come scrive Schopenhauer, qualcosa che ci permette di capire anche il mondo oltre l'immagine sensoriale che ce ne facciamo, oltre la rappresentazione.

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