venerdì 3 maggio 2013

Se noi vediamo il folle


"Se noi vediamo il folle conoscere esattamente il singolo presente e anche singoli momenti del passato ma non riconoscerne la connessione, le relazioni, è proprio questo allora il suo punto di contatto con l'individuo geniale...". Infatti, anche l'uomo di genio - ma più o meno tutti noi quando volgiamo verso le cose uno sguardo contemplativo, estetico - sottrae i suoi oggetti dal contesto di relazioni spazio-temporali e causali "... per cercare e vedere nelle cose soltanto le loro idee, per afferrare la loro autentica essenza, che si manifesta in modo intuitivo; anche l'uomo di genio perde di vista la connessione delle cose: l'oggetto della sua osservazione ovvero il presente colto da lui in modo estremamente vivo appaiono in una luce talmente chiara che, per così dire, gli altri anelli della catena ne vengono oscurati, e ciò causa appunto quei fenomeni che hanno una somiglianza da gran tempo riconosciuta con quelli della follia." (p 22)
Come tornare a modalità percettive che furono della prima infanzia? Si può pensare che il bambino piccolo, o il neonato, di connessioni spazio-temporali e causali ne faccia ben poche - che noi, appena nati e poi nei primissimi tempi della nostra vita, di connessioni ne facevamo poche, quelle che andavamo formandoci giorno dopo giorno. Il folle, come l'artista, l'uomo di genio, tornano a quelle modalità percettive che furono?
Il folle, poi, ci si perde, con angoscia terribile nei momenti che precedono la costruzione delirante, quando gli oggetti del mondo vanno perdendo il loro abituale significato scivolando via dalla rete di connessioni che li rende riconoscibili e, in quanto tali, "amici". Per il folle la realtà connessa, interdipendente, che è nel tempo e nello spazio, si sfalda, si allontana sempre più, si perde: non è momentaneamente sospesa, messa da parte, a portata di mano. Per l'uomo di genio - e tutti noi quando viviamo momenti di percezione intensa e focalizzata nella quale per un poco "ci perdiamo" - le connessioni restano sempre a portata di mano: può svegliarsi dal suo sogno creativo e tornare alla quotidianità.
Possiamo volere quei momenti di percezione particolare, intensa, chiara, meravigliata e meravigliosa, sublime, e riuscirci, ma non possiamo poi voler non tornare alla percezione abituale, nel senso che, anche volendolo, non riusciamo a impazzire: è una capacità, una via, quella della follia, che si impara da piccoli, oppure mai più, e si è per tutta la vita destinati, al massimo, ad una normale genialità. Oppure a una normale normalità - che qualche connessione con la follia ha, ma questo è un altro discorso.

(A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, N.C. 2011)


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