giovedì 16 maggio 2013

Una lingua che la ragione non comprende


"Ora, come l'essenza dell'uomo consiste nel fatto che la sua volontà desidera, viene soddisfatta e torna a desiderare, e così continuamente - anzi, la sua felicità e il suo benessere sono soltanto in questo: che il passaggio dal desiderio al suo appagamento e poi ad un nuovo desiderio avvenga rapidamente, poiché il mancato appagamento è dolore e l'assenza di un nuovo desiderio è languor, noia. Così, corrispondentemente, l'essenza della musica è un continuo allontanarsi e deviare dal tono fondamentale in mille vie, non solo verso i gradi armonici, verso la terza e la dominante, ma verso ogni tono, verso la settima dissonante e i gradi successivi, ma infine è sempre ritorno al tono dominante: in tutte queste vie la melodia esprime la multiforme aspirazione della volontà e sempre anche l'appagamento finale per il ritrovamento di un grado armonico e ancor più del tono fondamentale. Trovare la melodia, la rivelazione in essa di tutti i segreti più profondi del volere e del sentire umano, è opera del genio, la cui azione è qui più facile da vedere che altrove, lontano da ogni riflessione e consapevole intenzione. Qui, come ovunque nell'arte, il concetto è sterile: il compositore rivela l'intima essenza del mondo ed esprime la più profonda saggezza in una lingua che la sua ragione non comprende."

(A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione)


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