domenica 9 giugno 2013

Con l'uso del mondo


Schopenhauer distingue tra carattere istintivo e carattere acquisito. Il carattere istintivo è innato e immutabile, il carattere acquisito si forma con l'esperienza, vivendo. Nell'uomo la razionalità può contrastare il carattere istintivo fino a negarlo, a fare l'opposto, e questo genera problemi, sia di coerenza personale nel corso del tempo, sia di tormento, di angoscia. Una persona che ancora non ha capito qual'è il suo carattere spontaneo, dato dall'incontro tra tendenze innate ed esperienze significative della vita, una persona che ancora non sa ciò che vuole e ciò che può mettendo la razionalità al servizio della realizzazione di sé, non ha carattere, scrive Schopenhauer: magari è anche persona di segno forte di situazione in situazione, ma va di qua e di là, ora si lascia andare all'impulsività ora è estremamente razionale, oppure segue faticosamente un'immagine costruita di sé in intimo conflitto con la propria natura - sembra una persona di carattere, ma non conosce se stessa, non conosce la sua volontà profonda, non sa tradurla realisticamente in vita vissuta: non ha carattere.


Nel dire comune, una persona "ha carattere" in due casi molto diversi, due tipi umani riconoscibili: quelli che sono in sufficiente sintonia con se stessi e se cerchi di contrastare il loro modo di essere oltre la loro pazienza prima ti avvertono poi se ne vanno o ti fanno la guerra finché non la smetti o non te ne vai tu, e quelli tutti d'un pezzo, a struttura rigida, che portano avanti un'idea, un'immagine idealizzata, una risolutezza di testa, che, probabilmente, vive su una ignoranza corazzata delle proprie tendenze naturali.


"Il carattere acquisito si acquista vivendo, con l'uso del mondo, e di questo si parla, quando un uomo è lodato per avere carattere, o biasimato perché ne manca."

(A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione)

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