lunedì 24 giugno 2013

Fede e ottimismo in Schopenhauer



FEDE nella "giustizia eterna": se un uomo compie un atto malvagio, usando, tormentando, uccidendo altri esseri viventi, sarà a sua volta usato, tormentato, ucciso nello stesso modo; la possibilità che ciò avvenga diventerà prima o poi realtà, poiché "possibilità e realtà, vicinanza e lontananza nel tempo sono diversi solo per la conoscenza individuale" e nel tempo e nello spazio infiniti la possibilità diventa inevitabilmente realtà. Nell'infinito del tempo e dello spazio colui che uccide viene ucciso, colui che tormenta viene tormentato.

OTTIMISMO: chiunque compie un atto malvagio ha, insieme al piacere perverso, anche l'oscuro presentimento che la differenza che egli pensa come una "larga frattura", tra se stesso e l'altro che subisce la sua malvagità, si regge su una percezione illusoria, e da questo presentimento nasce il "tormento dell'anima, l'orrore del lato terribile della vita", che il malvagio vede nei tormenti che infligge. Il malvagio oscuramente sa che la vita "ha un tempo infinito e uno spazio infinito per annullare la differenza tra la possibilità e la realtà e per trasformare tutti i tormenti da lui per ora soltanto conosciuti, in tormenti sentiti."

(A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione)


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