domenica 7 luglio 2013

Non basta aprire le palpebre per vedere


"E' giusto colui che riconosce quel confine puramente morale tra giusto ed ingiusto e lo fa valere anche quando lo Stato o un altro potere non lo difendono, nell'affermazione della propria volontà che non arriva mai a negare quella degli altri, senza infliggere sofferenze ad altri per accrescere il proprio benessere. Il giusto non afferma la manifestazione della propria volontà negando tutte le altre: gli altri non sono soltanto delle semplici larve la cui essenza è totalmente diversa dalla sua; con il suo modo di agire egli mostra di riconoscere la propria essenza, cioè la volontà di vivere, anche negli altri, e in questo grado la sua visione trapassa il velo di Maya, e mette pertanto l'essere che sta fuori di sé sullo stesso piano del proprio: non lo ferisce."

La condotta giusta, dunque, è l'effetto di una percezione-visione-conoscenza che va al di là della rappresentazione di alterità assoluta tra sé e il resto del mondo.

(A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione)

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