giovedì 22 agosto 2013

Il gioiello a molla


Affermazioni come "L'egoismo è colossale, domina il mondo." sono impressionanti e lasciano capire che "... l'insaziabile avarizia, la vile avidità di denaro, la falsità profondamente celata, la perfida cattiveria degli uomini..." non sfuggono certamente a Schopenhauer, che però non si arrende alla morale esterna come unica possibilità di convivenza tra gli esseri umani: per lui, lo Stato con i suoi poteri repressivi e l'indottrinamento religioso precoce e pervasivamente insistito producono comportamenti che sono morali solo in apparenza, in quanto dettati dal timore della punizione o dal calcolo del premio, mentre egli cerca un fondamento della morale che sia espressione dell'essere dell'uomo, e sia espressione genuina, reale, di fatto, interna e non astratta, ipotetica, assoluta, esterna.

"Mi si contesterà  forse che la morale non ha a che fare col modo in cui gli uomini agiscono realmente, ma è la scienza che indica come essi devono agire. Questo è decisamente il principio che io rifiuto, poiché la forma imperativa vale solo nella morale religiosa, mentre al di fuori perde ogni importanza e significato. Io pongo all'etica il compito di interpretare, spiegare e riportare alla sua ultima ragione il modo di agire degli uomini che è moralmente diversissimo. Per scoprire il fondamento della morale non rimane dunque altra via che quella empirica, di indagare cioè se esistono azioni alle quale dobbiamo riconoscere un autentico valore morale, azioni di giustizia volontaria, di puro amore per gli altri, di reale nobiltà d'animo. Questi sono i fenomeni dati che dobbiamo far risalire ai loro veri motivi, mostrando lo stimolo sempre peculiare che spinge gli uomini ad azioni di questa specie, specificamente diversa da ogni altra. Questa molla, insieme alla facoltà di accoglierla, sarà l'ultima ragione della moralità, e la conoscenza di essa il fondamento della morale."

(A. Schopenhauer, Il fondamento della morale)

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