mercoledì 25 settembre 2013

Conoscenza, bontà e cattiveria


La bontà e la cattiveria, scrive Schopenhauer, sono strettamente connesse al modo di percepire e conoscere se stessi e il mondo. "Il prevalere dell'uno o dell'altro dei due modi di conoscere si rivela non solo nelle singole azioni ma in tutta la qualità della coscienza, nell'interiore atmosfera che nel carattere buono è così essenzialmente diversa da quella del cattivo. Quest'ultimo sente dappertutto una dura parete divisoria tra sé e tutto ciò che fuori di lui. Per lui il mondo è un non-io assoluto e il suo rapporto col mondo è originariamente ostile, sicché il tono fondamentale dei suoi sentimenti è odio, sospetto, invidia, gioia del danno altrui. Il carattere buono invece vive in un mondo omogeneo alla sua natura: per lui gli altri non sono del tutto un non-io, bensì "io un'altra volta". Perciò il rapporto originario tra lui e gli altri è amichevole: egli si sente intimamente affine a tutti gli esseri, prende parte al loro bene e al loro male e fiduciosamente presuppone in loro la stessa partecipazione. Di qui nasce la pace nel suo intimo e quell'atmosfera sicura, tranquilla, soddisfatta per cui ognuno si sente bene vicino a lui."


Per la psicoanalisi è fondamentale ciò che accade nei primi giorni, mesi e anni di vita. Si è portati a ipotizzare che nei primi giorni e mesi la madre è per il neonato il mondo animato, l'altro essere umano - sia che da subito il neonato distingua sé stesso dall'altro, sia che in quel rapporto privilegiato si formi questa distinzione. Ciò che accade in quel rapporto, e con meno incisività nei rapporti precoci con presenze diverse dalla madre, deciderebbe della qualità percettiva del bambino crescente rispetto all'altro da lui. Se le cose sono andate bene, l'altro fino a prova contraria è amico - se queste prove contrarie avvengono a prima formazione avvenuta, non hanno potere più di tanto. Se le cose sono andate male, l'altro fino a prova contraria è ostile - se queste prove contrarie tardano, avranno poi sempre meno potere sul bambino.

(A. Schopenhauer, Il fondamento della morale)


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