venerdì 6 settembre 2013

Da mille anni prima


L'essere umano, secondo Schopenhauer, è capace di atti di "giustizia naturale", non imposta da "dèi stranieri", ed è capace di "compassione", cioè di partecipazione immediata e disinteressata alle sorti di un altro essere umano o di un animale, con comportamenti conseguenti.
Senso di giustizia spontanea e amore sono le spinte interne che permettono l'uscita dall'imperante egoismo, pur necessario a vivere, e contrastano la malvagità. Queste spinte interne, proprie della "natura" umana, sono le vere basi della morale, e nessun altro motivo, interno o esterno, lo è.

La giustizia, scrive, era già stata considerata fondamentale in senso etico dagli antichi filosofi, ma nessuno, nemmeno il grande Platone, aveva preso in considerazione in tal senso l'amore per il prossimo. Qua è là si trovano "tracce di una calda raccomandazione dell'amore per il prossimo", come in Cicerone, o in Pitagora. "In pratica e di fatto l'amore per il prossimo è sempre esistito, ma in quanto a parlarne in teoria, a considerarlo fondamentalmente una virtù, persino la più grande di tutte, ed estenderlo anche ai nemici, è stato per primo il cristianesimo, del quale è precisamente il massimo merito. Ma ciò vale soltanto per l'Europa, poiché in Asia mille anni prima l'illimitato amore per il prossimo era stato oggetto di insegnamento, sia come precetto, sia come esercizio effettivo: i Veda, i Dharmashastra, l'Itihasa, il Purana, come anche la dottrina del Buddha non si stancano di predicarlo."

(A. Schopenhauer, Il fondamento della morale)

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