domenica 1 dicembre 2013

So tutto di Minkowski


"Un giorno, a furia di sentirlo sviluppare le stesse idee, sento nascere in me un sentimento particolare, sentimento che traduco mentalmente con le parole so tutto di lui. Cosa voleva dire questo so tutto di lui?
Non era accompagnato da un senso di soddisfazione, mi sentivo in preda a un malessere particolare, come se si spezzasse qualcosa in me. Significava una perdita, un impoverimento, una breccia apertasi nelle relazioni abituali tra uomo e uomo.
Conosco una quantità di gente noiosa, cerco di evitarla, ma in fondo la noia che provo alla loro presenza non concerne che il loro modo di essere in società; non posso per questo negare loro una certa ricchezza di vita interiore; mai mi verrebbe in mente di affermare che so tutto di loro; conosco solo il loro modo di essere, che mi annoia, e li evito; ecco tutto. Direi quasi: ho un bel conoscere qualcuno, in fondo non so niente di lui.
Ma in quell'uomo le sorgenti vive sembrano essere inaridite, sono diventate preda di fattori razionali, e questi fattori si sono infiltrati negli angoli più reconditi del suo essere e li hanno ridotti a nulla, nel dar loro la forma di idee comunicabili agli altri. In lui tutto si trova proiettato sul piano razionale del pensiero discorsivo."

(E. Minkowski, Il tempo vissuto)

2 commenti:

  1. Risposte
    1. :-) Lui dice di aver pensato "so tutto di lui" di un suo paziente, che aveva appiattito la sua umanità sul piano della razionalità e del pensiero discorsivo fino ad arrivare al delirio. M'è sembrato che fosse proprio quello che sento nel leggere lui, Minkowski stesso, anche se non delira. Per cui, pur sapendo ben poco di lui, posso anche dire, per il suo modo di andar di pensiero, che so tutto di lui. E basta, sì, anche se per altri versi so quasi niente, di lui.

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