venerdì 12 settembre 2014

L'attore tra gli spettatori

"Il privilegio che l'uomo in grazia della ragione ha sull'animale, di dominar da ogni parte con lo sguardo la vita nel suo complesso, si può anche paragonare ad un disegno geometrico, incolore, astratto, rimpicciolito, del corso della sua vita. L'uomo con ciò sta rispetto all'animale come il navigatore, il quale con l'aiuto della carta di navigazione, della bussola e del quadrante sappia con precisione il suo percorso ad ogni punto del mare, sta rispetto alla ciurma ignara, la quale non vede che le onde e il cielo. 

Ne consegue un fatto notevole, anzi mirabile: che l'uomo, accanto alla propria vita in concreto, ne conduce una seconda con la ragione. Nella prima è dato in balia a tutte le tempeste della realtà e all'influenza del presente: deve lottare, soffrire, morire come l'animale. Ma la sua vita qual'essa sta davanti alla sua ragionante riflessione è quel disegno ridotto, geometrico, incolore, astratto. 


Qui, nel dominio della pacata meditazione, gli appare freddo ed estraneo al momento presente ciò che colà tutto lo possiede e violentemente lo agita: qui egli è un semplice spettatore ed osservatore.
In codesto ritrarsi nella riflessione egli rassomiglia ad un attore il quale ha recitato la sua scena, e, fino al momento di ricomparire, prende posto fra gli spettatori, e da lì contempla distaccato qualunque cosa possa accader nel dramma, foss'anche la preparazione della propria morte. Poi, al momento dato, torna sulla scena e agisce e soffre come deve."


(Schopenhauer, Il mondo)

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