martedì 16 settembre 2014

Le forze inesplicabili della natura

"L'etiologia c'insegna che, secondo la legge di causa ed effetto, un certo stato della materia ne produce un altro; e con ciò ha spiegato, ed ha fatto il suo compito.

Così, in sostanza, non fa altro che mostrare l'ordine regolare col quale gli stati si presentano nello spazio e nel tempo, e per tutti i casi insegnare quale fenomeno debba necessariamente prodursi in un dato tempo, in un dato luogo.

Assegna quindi ai fenomeni il loro posto nel tempo e nello spazio, secondo una legge, il cui contenuto preciso viene rivelato dall'esperienza, ma della cui generale forma e necessità siamo consapevoli indipendentemente da quella.

Tuttavia, sull'intima essenza d'uno qualsiasi tra codesti fenomeni non riceviamo con ciò la minima luce: tale essenza vien chiamata forza naturale, e sta fuor del dominio della spiegazione etiologica; la quale chiama legge naturale l'immutabile costanza nell'apparir della manifestazione di codesta forza, ogni qual volta si presentino le condizioni che l'etiologia ha riconosciute.

Ma questa legge naturale, queste condizioni, questo apparire d'un fenomeno in luogo determinato, a tempo determinato, è tutto ciò che essa conosce e potrà conoscere.

La forza in sé, che si manifesta, l'intima essenza dei fenomeni, producentesi secondo quelle leggi, rimane per lei sempre un segreto, alcunché di straniero ed ignoto, tanto nei fenomeni più semplici, quanto nei più complicati. Infatti la forza, in virtù della quale una pietra cade a terra o un corpo ne urta un altro, non ci è meno estranea e misteriosa di quella che produce i movimenti e lo sviluppo di un animale.

La meccanica presuppone come imperscrutibili materia, gravità, impenetrabilità, comunicabilità del moto mediante urto, rigidità, etc.; e tutto ciò chiama forze naturali; chiama leggi naturali il loro necessario e regolare prodursi in date condizioni. E da questo punto soltanto comincia la propria spiegazione, la quale consiste nell'indicare con fedele e matematica esattezza come, dove, quando ciascuna forza si estrinseca; e nel ricondurre ad una di codeste forze ogni fenomeno che a lei si presenti.

Lo stesso fanno fisica, chimica, fisiologia nel loro territorio, con la sola differenza, che presuppongono ancor più, e spiegano ancor meno. Perciò anche la più completa spiegazione etiologica di tutta la natura non sarebbe propriamente altro che un elenco delle forze inesplicabili, ed una sicura indicazione delle regole secondo cui i fenomeni di quelle forze si producono, si succedono, si sostituiscono vicendevolmente nel tempo e nello spazio.

Ma l'intima essenza delle forze in tal modo manifestantisi verrebbe a rimaner sempre nell'ombra, perché la legge non conduce a spiegar quell'essenza: essa deve fermarsi al fenomeno ed alla sua classificazione. La spiegazione etiologica si potrebbe quindi paragonare al taglio di un marmo, il quale mostra molte venature l'una accanto all'altra, ma non lascia seguire il loro corso dall'interno del blocco fino alla superficie.

 Oppure - se mi è consentito, perché calzante, un esempio scherzoso - davanti all'etiologia completa della natura intera, l'indagatore dovrebbe sentirsi sempre come qualcuno il quale capiti, senza saper come, in una società a lui del tutto sconosciuta, dove ciascuno degli astanti a turno gli presenti un altro come suo amico o cugino, senz'altra spiegazione: e frattanto quegli, mentre ogni volta si dichiara felice di farne la conoscenza, ha sempre sulla punta della lingua la domanda: «Ma come diavolo sono capitato in questa società?»."

(Schopenhauer, Il mondo)

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