lunedì 27 ottobre 2014

E il bambino e la donna?

"Marx, l'unico, grande valorizzatore della realtà umana reale, concreta, fuori da ogni spiritualismo che annulla l'uomo, dopo un primo exploit geniale, a 27 anni scrive una frase che sarà il cardine di ogni successiva ricerca.

"Si possono distinguere gli uomini dagli animali per la coscienza, per la religione, per tutto ciò che si vuole; ma essi cominciarono a distinguersi  dagli animali allorché cominciarono a produrre i loro mezzi di sussistenza, un progresso che è condizionato dalla loro organizzazione fisica. Producendo i loro mezzi di sussistenza, gli uomini producono indirettamente la loro stessa vita materiale."

E il bambino, e la donna che non hanno prodotto i mezzi di sussistenza, l'uno per ragioni naturali l'altra per ragioni storiche? Il grande Marx diventa positivista: far iniziare l'umanità con il comportamento dell'uomo adulto significa gestire lo stesso istinto di morte di Hegel.

Affrontare l'alienazione socio-economica senza, se non prima, almeno contemporaneamente, affrontare l'alienazione religiosa, lascia gli uomini illusi e delusi. Si fa una religione della realtà materiale. Si va a finire nell'obbligo di essere felici una volta risolte le disuguaglianze economiche. Si deve essere felici... per ordine dello stato... poi gli uomini non sono felici e sarebbero controrivoluzionari perché l'alienazione religiosa cadrebbe da sola una volta che siano modificati i rapporti di produzione - cadono da soli i disordini mentali degli uomini, le depressioni, le impotenze, l'angoscia, la pazzia umana. E se alcuni, più o meno male o bene, si ribellano, vengono ricoverati in manicomio perché, nel momento in cui non sono felici, sono matti - e, si badi bene, non per alterazioni psichiche che, coerentemente, non ci possono essere, ma per malattia organica del cervello."


(M. Fagioli, Bambino, donna e trasformazione dell'uomo, 1980)

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