sabato 18 ottobre 2014

Il dondismo

"La mia filosofia etica non userà le forme del fenomeno come un bastone da salto per oltrepassare il fenomeno e approdare allo sconfinato dominio delle vuote finzioni. Questo reale mondo della conoscibilità, nel quale noi stiamo e che sta in noi, rimane non soltanto materia, ma limite del nostro studio: ed è così ricco di contenuto, che non potrebbe esaurirlo neppure l'indagine più profonda di cui fosse capace lo spirito umano.

Sono dell'avviso che da una cognizione filosofica del mondo sia lontano chi pensi di poterne cogliere l'essenza storicamente. La vera considerazione filosofica del mondo, quella che ci insegna a conoscere l'essenza intima e ci conduce così al di là del fenomeno, è quella che non chiede il donde e il dove e il perché, ma sempre e in tutto domanda esclusivamente il che cosa del mondo: ossia quella che le cose considera non già in una loro qualunque relazione, non già nel loro iniziare e finire, ma viceversa ha per oggetto proprio quel che avanza quando abbiamo tolto via tutta la conoscenza sottomessa alla ragione, quello che in tutte le relazioni si manifesta senza esser da loro dipendente, l'essenza del mondo sempre eguale a se stessa, le idee del mondo. 


Da questa conoscenza essenziale procede, come l'arte, anche la filosofia; anzi, da questa conoscenza essenziale procede anche quella disposizione dell'animo che conduce alla vera liberazione dal dolore del mondo." 

(Schopenhauer, Il mondo)

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