sabato 11 ottobre 2014

Nella notte di Pechino

I momenti di percezione estetica del mondo "... ci traggono fuori da tutto, come il sonno e il sogno: felicità e infelicità sono svanite, siamo puri soggetti di conoscenza, non esistiamo più se non come l'unico occhio del mondo che guarda da ogni essere conoscente ma nell'uomo soltanto può diventare del tutto libero dal servizio della Volontà: e allora ogni distinzione da individuo a individuo svanisce a tal punto da diventare indifferente a chi appartenga l'occhio che contempla - né felicità né pena vengono portati con noi al di là da quei confini. 

Così vicino a noi sta sempre un dominio nel quale siamo del tutto strappati dai nostri affanni. Ma chi ha la forza di trattenervisi a lungo? Non appena si riaffaccia alla coscienza una qualsiasi relazione tra la realtà contemplata e la nostra volontà, la nostra persona, ha fine l'incantesimo:  torniamo alla conoscenza governata dalla ragione, torniamo alla cosa singola, l'anello d'una catena alla quale noi stessi apparteniamo; e siamo restituiti a tutto il nostro affanno."


(Schopenhauer, Il mondo)
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Il principe ignoto
          Nessun dorma! Nessun dorma! 
          Tu pure, o Principessa,
nella tua fredda stanza
guardi le stelle
che tremano d'amore e di speranza...
Ma il mio mistero è chiuso in me,
il nome mio nessun saprà!
No, no, sulla tua bocca lo dirò,
quando la luce splenderà!
Ed il mio bacio scioglierà il silenzio
che ti fa mia.
Voci di donne (le stelle)
Il nome suo nessun saprà...
E noi dovrem, ahimè, morir, morir!
Il principe ignoto
Dilegua, o notte! Tramontate, stelle!
Tramontate, stelle! All'alba vincerò!
(Puccini, Turandot)

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