mercoledì 19 novembre 2014

E' tutta colpa delle Danaidi

"I sistemi etici, tanto filosofici quanto religiosi, cercano sempre di collegare in qualche modo la felicità con la virtù. Viceversa, per l'indagine nostra l'intima essenza della virtù si rivela come una tendenza in direzione affatto opposta a quella che conduce alla felicità.

Ogni cosa buona è relativa nel suo rapporto con una volontà in atto. Bene assoluto è una contraddizione: significa propriamente il finale appagarsi della volontà, dopo il quale nessun volere nuovo subentri - un ultimo motivo il cui raggiungimento produca una indistruttibile soddisfazione della volontà. Ma la volontà non può per qualsivoglia appagamento cessare di ricominciare sempre a volere, più di quanto possa il tempo cominciare o finire: una durevole soddisfazione, che appaghi appieno e per sempre la sua sete, non esiste per lei. Ella è la botte delle Danaidi: non vi è alcun sommo bene, alcun bene assoluto, bensì sempre appena un bene provvisorio.


Ma se piacesse mantenere un posto onorifico a un'antica espressione, la quale per abitudine non si vorrebbe del tutto sopprimere, allora si potrebbe chiamare bene assoluto la completa soppressione della volontà, la vera assenza di volontà, che unica per sempre placa e sopprime la sete del volere, unica produce quella pace la quale non può più esser turbata, unica ci redime dal mondo."


(Schopenhauer, Il mondo)

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