venerdì 7 novembre 2014

x euro = y merce = n lavoro = un uomo = una donna = un bambino = una bambina



“Aristotele enuncia chiaramente che la forma di denaro della merce è soltanto la figura ulteriormente sviluppata dell'espressione del valore di una merce in qualsiasi altra merce a scelta, poiché dice:

" 5 letti = 1 casa "   non si distingue da: " 5 letti = tanto e tanto denaro " 

Inoltre vede che il rapporto di valore porta con sé a sua volta che la casa venga equiparata qualitativamente al letto, e che queste cose, differenti quanto ai sensi, non sarebbero riferibili l'una all'altra come grandezze commensurabili senza tale identità di sostanza.

Egli dice: "Lo scambio non può esserci senza l'identità, e l'identità non può esserci senza la commensurabilità." Ma qui si ferma, e rinuncia all'ulteriore analisi della forma di valore. 
"Ma è in verità impossibile che cose tanto diverse siano commensurabili", cioè qualitativamente eguali. Tale equiparazione può esser solo qualcosa di estraneo alla vera natura delle cose, e quindi solo  una "ultima risorsa per il bisogno pratico".

Aristotele stesso ci dice dunque per che cosa la sua analisi non procede oltre: per la mancanza del concetto di valore.Che cos'è quell'eguale, cioè la sostanza comune che rappresenta la casa per il letto? Aristotele dichiara che una cosa del genere "in verità non può esistere". 

Perché? La casa rappresenta qualcosa d'eguale nei confronti del letto in quanto rappresenta quel che è realmente eguale in entrambi, nel letto e nella casa. E questo è: il lavoro umano 


Ma Aristotele non poteva ricavare dalla forma di valore stessa il fatto che nella forma dei valori di merci tutti i lavori sono espressi come lavoro umano eguale e quindi come egualmente valevoli, perché la società greca poggiava sul lavoro servile e quindi aveva come base naturale la disuguaglianza degli uomini e delle loro forze-lavoro. 
L'eguaglianza e la validità eguale di tutti i lavori, perché e in quanto sono lavoro umano in genere, può essere decifrato soltanto quando il concetto della eguaglianza umana possegga già la solidità di un pregiudizio popolare. Ma ciò è possibile soltanto in una società nella quale la forma di merce sia la forma generale del prodotto di lavoro, e quindi anche il rapporto reciproco fra gli uomini come possessori di merci sia il rapporto sociale dominante. Il genio di Aristotele risplende proprio nel fatto che egli scopre un rapporto d'eguaglianza nella espressione di valore delle merci. Soltanto il limite storico della società entro la quale visse gli impedisce di scoprire in che cosa insomma consista "in verità " questo rapporto di eguaglianza.”

(K. Marx, Il capitale, non sempre alla lettera)

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