mercoledì 13 maggio 2015

Scusa, hai del fuoco?

Al re che gli chiede cosa illumina l'uomo, il sapiente dunque risponde: nello stare, andare, fare, tornare, l'essere umano è illuminato dal sole, e quando non c'è il sole dalla luna, e quando non ci sono sole e luna dal fuoco, e quando non ci sono sole luna e fuoco dalla voce-parola, e quando non ci sono sole luna fuoco voce-parola dal Sé, la propria vitalità, istinto di vita, l'Uno della nascita (Atman).

Il re ne vuole sapere di più di questo Sé che per il sapiente è ciò che illumina l'uomo prima ancora della voce-parola, del fuoco, della luna, del sole: cos'è questa iniziale luce interiore che guida l'essere umano?

"E' quel personaggio che... " risponde il sapiente. Il traduttore scrive "personaggio" e fa seguire tra parentesi il termine originale (purusa).

Se è una facoltà, risponde il sapiente al re, è la facoltà della conoscenza, la "luce interna del cuore". E' sempre uguale a se stesso nel muoversi "in questo mondo e nell'altro".

Non si ferma qui, nel rispondere al re, nel cercare di fargli capire cosa è che prima di ogni altra cosa e in assenza di ogni altra cosa illumina l'essere umano nel suo stare, andare, fare, tornare.

(Brhadaranyaka Upanishad, 4° cap. 3° par., Upanishad vediche, Tea 1988, pp. 68-69)

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