lunedì 25 gennaio 2016

Sotto la luce chiara

"La filosofia ha sempre sospettato, sotto la luce chiara del cogito e delle sue rappresentazioni, la luce nera e poco familiare della vita che ribadisce se stessa, incurante della rappresentazione della vita che gli uomini si fanno.
Spinoza parlava di un conatus in forza del quale ogni cosa si sforza di permanere nel suo essere, Leibniz di appetitus antecedente a ogni percezione, Schopenhauer di volontà di vita rispetto a cui ogni rappresentazione è un inganno, e Nietzsche di volontà di potenza che a null'altro tende se non a ribadire se stessa.
Nella rappresentazione, allora, si fondono due istanze inconciliabili: la forza della vita, per cui noi siamo, e la visione che noi abbiamo della vita, per cui pensiamo
Il cogito e il sum, che Cartesio aveva collegato con un ergo, si ripropongono, ma non con la chiarezza dell'evidenza, bensì con la drammaticità di un conflitto che viene prima di tutti i conflitti di cui si lamenta il nostro vivere quotidiano.  
Noi siamo vissuti da una vita che, nella rappresentazione che fa di sé, si mostra incurante delle nostre intenzioni, e al tempo stesso non potremmo vivere se non alimentando giorno per giorno propositi e intenzioni che la vita, nel suo cieco e semplice desiderio di vivere, trascura.

(U. Galimberti, La casa di psiche, Feltrinelli 2006 p 34)

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