lunedì 22 febbraio 2016

Ciò che non potrà mai essere detto

Per capire Lacan, Umberto Eco confronta ciò che dice il francese con alcuni passi di Heidegger.

Il frammento parmenideo solitamente tradotto con "E' necessario dire e pensare che l'essente è" (ciò-che-è è) viene ricondotto da Heidegger - scrive Eco - ad una traduzione/comprensione che "... quasi ne rovescia il senso usuale: dove il"dire" diventa un "lasciar essere-posto-davanti" nel senso di un disvelare, lasciar apparire, e il pensare un "prendere cura", un custodire nella fedeltà."

(Quindi, se capisco bene, il frammento parmenideo diventerebbe, circa:

E' necessario lasciar apparire la realtà dicendola e con il pensiero (non verbale, aggiungerei) prendersi cura del suo apparire, in modo che ciò che è resti ciò che è, al di là di ciò che abbiamo lasciato che apparisse davanti a noi nel dirlo.

Insomma: parliamo pure, sì, lasciamoci parlare, ma senza illuderci che ciò che le parole fanno apparire come realtà possa essere la realtà, della quale il nostro pensiero dovrà prendersi cura fedelmente al di fuori delle parole.)

"Il linguaggio - continua Eco - lascia apparire qualcosa che il pensiero custodirà e lascerà vivere senza violentarlo e irrigidirlo in definizioni che lo determinino e lo uccidano. E ciò che viene lasciato apparire e viene preso in custodia è ciò che attira e lascia essere ogni dire e ogni pensare..." ma anche "... ciò che non potrà mai essere detto..." perché ciò che è nel suo apparirci con la parola non è l'Essere, cioè non è la sua "scaturigine".

(U. Eco, La struttura assente)

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