sabato 3 novembre 2018

Leopardi come Schopenhauer


"Vedi come la debolezza sia cosa amabilissima a questo mondo. Se tu vedi un fanciullo che ti viene incontro con un passo traballante e con una certa aria d’impotenza, tu ti senti intenerire da questa vista, e innamorare di quel fanciullo. Se tu vedi una bella donna inferma e fievole, o se ti abbatti ad esser testimonio a qualche sforzo inutile di qualunque donna, per la debolezza fisica del suo sesso, tu ti sentirai commuovere, e sarai capace di prostrarti innanzi a quella debolezza e riconoscerla per signora di te e della tua forza, e sottomettere e sacrificare tutto te stesso all'amore e alla difesa sua. Cagione di questo effetto è la compassione, la quale io dico che è l'unica qualità e passione umana che non abbia nessunissima mescolanza di amor proprio. (....)
La compassione che nasce nell'animo nostro alla vista di uno che soffre è un miracolo della natura che in quel punto ci fa provare un sentimento affatto indipendente dal nostro vantaggio o piacere, e tutto relativo agli altri, senza nessuna mescolanza di noi medesimi. (....)
Se già la compassione non avesse qualche fondamento nel timore di provare noi medesimi un male simile a quello che vediamo. (Perché l'amor proprio è sottilissimo, e s’insinua dappertutto, e si trova nascosto ne’ luoghi i più reconditi del nostro cuore, e che paiono più impenetrabili a questa passione). Ma tu vedrai, considerando bene, che c'è una compassione spontanea, del tutto indipendente da questo timore, e interamente rivolta al misero."
(G. Leopardi, Zibaldone 108-109)
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... tu ti sentirai commuovere, e sarai capace di prostrarti innanzi a quella debolezza e riconoscerla per signora di te e della tua forza...
... la compassione che nasce nell'animo nostro alla vista di uno che soffre è un miracolo della natura ...
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Come Schopenhauer, per il quale soltanto la compassione spontanea, non agìta per dettame religioso o etico né per un qualche tornaconto personale, può essere il fondamento della morale.
"Chi oserebbe negare anche un solo istante che in tutti i tempi, presso tutti i popoli, in tutte le condizioni della vita, anche dove non vi sono leggi, anche in mezzo agli orrori delle rivoluzioni e delle guerre, tanto in grande quanto in piccolo, ogni giorno e ogni ora, l'impulso della compassione eserciti un'attività risoluta e veramente meravigliosa, impedisca ogni giorno numerosi torti, produca buone azioni senza attesa di ricompensa e spesso senza che uno se l'aspetti, e, dove questo impulso, ed esso soltanto, ha esercitato il suo influsso, riconosciamo decisamente, con stima e commozione, il vero valore morale di queste azioni?"
(A. Schopenhauer, Il fondamento della morale)

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