domenica 25 agosto 2013

Caro Adriano


volevo creare un poco di suspense, ma mi tocca continuare subito con l'andar di pensiero di Schopenhauer - però, prima, ti dico quello che ho pensato mentre leggevo: non ad una trappola, che forse c'è - penso che tu voglia dire una trappola logica, di pensiero - ma alla eliminazione del valore morale di ogni costrutto esterno, fosse anche quello della mia stessa coscienza, ogni valore-guida mentale: non agisco moralmente se lo faccio per un pensiero, un calcolo, uno scopo più o meno razionale che mi si affacci alla mente prima della mia azione, qualunque esso sia.
Insomma, se dopo aver letto queste riflessioni di Schopenhauer io mi metto ad agire secondo il modo che secondo lui è l'unico genuinamente morale, se me ne faccio una guida mentale, le mie azioni non saranno più genuinamente morali.

Ma lascio continuare Schopenhauer.

"Esiste un solo caso nel quale ciò non avviene, cioè quando l'ultimo movente di un'azione consiste nel bene o male di un altro che vi partecipa passivamente, quando dunque la parte attiva con il suo fare o non fare mira soltanto al bene e male di un altro e non ha assolutamente altro scopo se non che quest'altro resti illeso o ottenga aiuto, assistenza o sollievo."

Il fine della mia azione deve dunque essere esclusivamente il bene o il contrasto del male a favore di un altro, senza che vi sia per me uno qualsiasi dei ritorni che caratterizzano l'azione egoistica.
Il bene dell'altro "deve essere il mio motivo immediato, come in tutte le altre azioni lo è il mio".

Ma, continua Schopenhauer, "... come è mai possibile che il bene e il male di un altro muovano direttamente, cioè come di solito soltanto i miei propri, il mio volere, diventino dunque direttamente il motivo mio, e talvolta fino al punto da posporre più o meno il mio proprio bene o male, questa solitamente unica fonte dei miei motivi?"

(A. Schopenhauer, Il fondamento della morale)

3 commenti:

  1. Ciao Romeo!
    No la trappola che intendevo io è un'altra, non che quelle logiche non siano pericolose..

    Immediato.. ma che significa poi quando parliamo di decisioni ? Sappiamo bene che per quanto immediata e priva di calcolo possa sembrarci una decisione, sotto sotto si è già mosso di tutto.

    E poi, mi piacerebbe chiedergli se lo avessi qui davanti, perchè vorresti farmi sentire "immorale" ogni qualvolta compio un gesto che disinteressatamente fa il bene di un altro ?
    Poi, dopo, posso essere o no felice di averlo fatto ?
    Perchè se, poi, sono felice, da qualche parte sospetterò che l'ho fatto *anche* per me, e quindi mi verrà il dubbio.
    O vorresti che non provassi mai emozioni per i gesti che compio ?

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  2. Certo, per questo dicevo che la ricerca che propone, anche se spazza via le dissertazioni astratte alla Kant, ha un livello necessariamente ipotetico-interpretativo e difficoltà di metodo, più o meno quelle di ogni ricerca di psicologia che tocchi argomenti significativi complessi. Ma va apprezzata l'impostazione: la filosofia, per Schopenhauer, deve toccare aspetti della vita vissuta, pratica. Il fondamento della morale degli esseri umani è dentro ciascuno di loro, nel loro assetto psichico, nel loro carattere, non in cielo né nelle istituzioni famigliari o statali o nella loro interiorizzazione.
    Per quanto riguarda l'anche, lui è d'accordo con te: non fa un discorso di o-o, però ti dice che tanto più le tue azioni sono finalizzate a un tipo di contentezza passeggera ed egoistica, meno sono morali. Per quanto riguarda lo stato d'animo che segue l'azione genuinamente morale, ne parla: se non ho già pubblicato il passo, lo cercherò e lo farò. Comunque, lui non ti dice che sei immorale, se agisci opere di bene anche per un tuo tornaconto, figurati se te lo dice se tu le compi disinteressatamente, come scrivi: ti dice di non ingannare te stesso sulla genuinità dei tuoi comportamenti morali, quando li attui anche per interesse personale. Mica demomizza lo Stato, anzi, però lo considera la massima istituzione dell'egoismo, i cui tifosi sono soprattutto quelli che nello Stato vedono una difesa verso i danni che potrebbero soffrire per l'egoismo degli altri.
    Le emozioni sono centrali nel suo dire - gran parte della sua critica a Kant si basa proprio su questo, che non possono essere escluse, anzi. Dipende proprio dalle emozioni che provi, quindi dai tuoi vissuti profondi, se le tue azioni sono o meno morali, secondo Schopenhauer.

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  3. :-)))

    mi sa che mi toccherà leggerlo.

    Grazie! Un abbraccio !

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