venerdì 30 maggio 2014

Le regole per aver inconscio della ragione

"Freud non ha scoperto l'inconscio, che se mai ha scoperto Schopenhauer, Freud ha scoperto le regole per aver ragione dell'inconscio; la sua "psicologia" è una celebrazione della potenza della ragione sulle pulsioni che la minacciano. A differenza di Freud, Nietzsche pensa l'inconscio non come il contrario della ragione, ma come l'articolazione delle stesse forze che compongono lo spazio della ragione e che sono alla ricerca del loro punto di equilibrio. Scrive infatti Nietzsche:
<Che cosa significa conoscere? Non ridere, non lugere, neque detestari, sed intelligere! dice Spinoza... Che cos'è in ultima analisi questo intelligere se non il risultato dei tre diversi e tra loro contradditori impulsi a voler schernire, compatire, detestare? ... Noi, che siamo consapevoli solo delle ultime fasi della conciliazione, riteniamo perciò che intelligere sia qualcosa di conciliante, di giusto, di buono, qualcosa di essenzialmente contrapposto agli impulsi, mentre esso è soltanto un certo rapporto degli impulsi tra di loro.>  (Nietzsche, La gaia scienza)
Così nasce la ragione. Non la ragione contro la forza delle pulsioni, ma la ragione come composizione delle forze pulsionali. Questo è quanto ci insegna la storia della filosofia sul piano del metodo e della genealogia storica, a partire dal mito platonica dell'auriga, le cui briglie altro non sono che le regole con cui l'anima razionale, allentando e trattenendo, mantiene l'andatura."

(U. Galimberti, La casa di Psiche)
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Ma, andando di parola e logica: se è come scriveva Nietzsche, se in noi avviene un gioco di impulsi inconsci che vanno a conciliarsi tra loro nell'atto della conoscenza, se la ragione è composizione di forze pulsionali, da dove viene la distruttività umana?

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