sabato 14 giugno 2014

E' sempre così?



“Se si cerca di raccogliere con un solo sguardo la totalità del mondo umano, si scorge dovunque una lotta incessante, una battaglia imponente, nella quale sono impegnate tutte le forze, del corpo e dello spirito, per la vita e l'esistenza contro la minaccia e il continuo insorgere di pericoli e mali di ogni genere.  E, se poi si considera il premio per il quale si fa tutto ciò, cioè l'esistenza e la vita, si trovano alcuni intervalli di esistenza senza sofferenza intaccati subito dalla noia e rapidamente interrotti da nuove angustie.  Che dopo l'angustia si trovi subito la noia, la quale assale perfino gli animali più intelligenti, è una conseguenza del  fatto che la vita non ha un vero contenuto autentico, ma viene tenuta in movimento soltanto dal bisogno e dall'illusione: ma non appena questo movimento si arresta, si rivela tutta l'aridità e la vacuità dell'esistenza.”

(Schopenhauer, Parerga)
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Intervalli di esistenza senza sofferenza intaccati subito dalla noia: è così?
Chi risponde: no, non è così, è perché non ha il tempo di annoiarsi?
Oppure lo ha e si annoia ma chiama lo stato d’animo corrispondente con un'altra parola, per esempio inquietudine, o ansia?
Oppure non soffre di questo stato d’animo, e gode della vita, soprattutto negli intervalli in cui la lotta per l’esistenza è meno pressante?

A cosa mira l’analisi di Schopenhauer? La vita, scrive, non ha un vero contenuto autentico, ma viene tenuta in movimento soltanto dal bisogno e dall’illusione: è sempre così? L'alienazione è una condizione universale dell'essere umano civilizzato? O è normalità, per cui non è condizione di tutti, ma ci sono quelli che vivono una vita autentica che non ha bisogno di illusioni?


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