domenica 1 giugno 2014

Divina follia e umana follia

"Quel mondo che sta prima della ragione e che offre alla ragione i contenuti da ordinare per una produzione compiuta di senso è il mondo che Platone chiama della divina follia (theìa manìa), dove le cose trasgrediscono le loro definizioni e si offrono come irradiazioni di immagini rinvianti a quell'ulteriorità di senso che anche le più comuni esperienze non cessano di diffondere quando sfuggono al controllo dell'anima razionale."


(U. Galimberti, La casa di Psiche)

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le cose trasgrediscono le loro definizioni (una cosa è la rosa, altra cosa è il nome della rosa; una cosa è il mio stato d'animo, altra cosa sono le parole che lo definiscono: a volte, o spesso, lo sfiniscono)

le cose si offrono come irradiazioni di immagini (le cose sono immagini delle cose: la rosa è l'immagine visiva, tattile, olfattiva, di quella cosa a cui diamo il nome di rosa)

ulteriorità di senso: la coscienza ordina il mondo di immagini percettive che dal mondo là fuori le arrivano, ne cerca e quasi sempre trova un senso, una disposizione in forme riconoscibili e con ciò nominabili - ma le irradiazioni di immagini della divina follia debordano, stanno oltre quel senso, oltre qualsiasi senso, qualsiasi disposizione di forma - è gia tanto se stanno nel senso e anche oltre: possono anche stare solo oltre il senso che cerchiamo e troviamo in noi - questo essere al di là si manifesta anche nelle nostre più comuni esperienze quando l'anima razionale ne perde per qualche motivo il controllo - perdita di controllo che l'essere umano può desiderare, cercare, ottenere con misura vivibile, nel suo essere profetico (Apollo) , nel suo avventurarsi in esperienze del tutto nuove (Dioniso), nel suo pensare e dire poeticamente (Muse), nel suo abbandonarsi all'amore (Afrodite).

La divina follia corrisponde all'inconscio della psicoanalisi - non all'inconscio perverso, sede delle rimozioni del male vissuto e delle covate vendette.
In prima approssimazione, sia il termine follia corretto dal divina, sia il termine inconscio corretto da non perverso, mi lasciano perplesso. E poi, una parte degli psicoanalisti, a partire dallo stesso Freud, hanno collocato teoricamente l'istinto di morte alla nascita, per cui hanno inserito nell'inconscio originario, nel bambino che nasce, la follia quella brutta, non quella divina - non c'è nessuna necessità di fatto o di teoria per collocare l'istinto di morte alla nascita, ma tant'è: l'inconscio la psicoanalisi lo ha preso dalla filosofia e ha finito con il patologizzare la sua natura originaria di divina follia: per cui ogni tanto incontri psicoanalisti che si chiedono cosa lega la follia distruttiva alla follia divina - cosa hanno in comune e in cosa divergono creatività e pazzia.
Divina follia ed umana follia, forse potrebbe andare, per capirsi con una certa immediatezza. E nell'umana follia c'è la collocazione all'esterno di sé della divinità della divina follia.

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