lunedì 2 giugno 2014

L'amo dei perché

Jaspers propone:

a) una psicologia comprensiva, con un avvicinamento tra soggetti in cui si perda l'assetto del ricercatore tipico delle scienze fisiche (l'altro umano non è un sasso, una pianta, una farfalla o una macchina),

allontanandosi dalla

b) psicologia esplicativa, dove le relazioni psichiche sono spiegate, ricondotte a cause (perché perché perché) ma non sono comprese e vissute. Possiamo spiegare benissimo un fenomeno, un accadimento, un processo, senza comprenderlo affatto. L'insieme della vita viene dissolto nei perché, nelle catene causa-effetto, restando esterno, oggetto che non interagisce minimamente con il nostro intimo vissuto.

Insomma: la psicologia vuole comprendere l'uomo, o non fa altro che trovare nell'uomo la conferma delle teorie che ha preconfezionato?

Chiunque di noi, quando si trova in una situazione di rapporto in cui un altro essere umano espone un suo problema, problema complesso in cui c'è chiaramente in gioco Psiche, come ci disponiamo, con quale assetto emotivo e mentale lo facciamo? Andiamo subito a cercare una spiegazione - ci poniamo anzitutto la domanda "perché", abbocchiamo ingenuamente ai "perché" dell'altro?

Una cosa sono i problemi di tipo fisico - l'altro ha un dolore ad una mano, chiede aiuto, allora uno si chiede perché, indaga, chiede all'altro cosa stava facendo quando è cominciato il dolore, osserva la mano, trova una causa, per esempio una spina di rosa nascostamente conficcata.
Ma se l'altro soffre e chiede aiuto perché non può fare a meno di mettersi a cogliere rose senza guanti e ogni volta si ritrova con le mani piene di spine, la cosa è diversa: l'approccio utile non è in questo caso quello delle scienze fisiche - i perché diventano per una lunga fase inutili e un ostacolo alla comprensione partecipe, vissuta, psichica, del problema, e, anche se l'altro tra i lamenti si chiede e chiede perché, solo un assetto psichico di comprensione può essere utile, non un assetto mentale di spiegazione.

Capita la differenza tra questi due modi di porsi verso l'altro, siamo capaci di reale comprensione? E' nelle nostre possibilità, questo assetto?  Non si può mentire, in questo: nel senso che se si mente, l'altro lo sente, sempre.

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"Jaspers, Karl. - Psicologo e filosofo tedesco (Oldenburg 1883 - Basilea 1969). Uno tra i maggiori esponenti dell'esistenzialismo tedesco, il suo pensiero si è svolto fondamentalmente in tre fasi: della psichiatria, della psicologia e della filosofia. Di quest'ultima egli individuò come obiettivo principale la <chiarificazione esistenziale>. (...) Nel campo del pensiero psichiatrico, Jaspers ha portato notevoli contributi, applicando i concetti della psicologia comprensiva alle concezioni clinico-nosografiche di E. Kraepelin." (da Treccani.it, Enciclopedie on line, http://www.treccani.it/)

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