martedì 1 luglio 2014

Psiche e Amore

 “L'affermazione della volontà di vivere si concentra nell'atto della procreazione, che ne è l'espressione più netta. Il significato di questa affermazione è, in realtà, il seguente: la volontà, che in origine era priva di conoscenza, dunque era brama cieca, dopo che ha preso coscienza della propria essenza, mediante il mondo come rappresentazione, non si lascia con ciò né disturbare né ostacolare nel suo volere e nella sua brama, ma ormai, con riflessione e consapevolezza, vuole appunto ciò che finora aveva voluto spinta da brama incosciente.“

Ci sono cioè persone che vivono rispondendo alla “volontà di vivere”, e altre che diventano consapevoli che una forza potente li porterebbe ad agire in favore del mantenimento della vita, dell'energia nella materia, della “Volontà”, e si negano ad essa, alla sua automaticità. I primi mettono al mondo figli, dice Schopenhauer, e secondi si astengono oppure agiscono con cautela.

“Nei primi si compie, senza conoscenza e come cieca funzione fisiologica, cioè nel sonno, ciò che i secondi effettuano con consapevolezza e riflessione e che, dunque, avviene alla luce della conoscenza. Ora è cosa assai singolare che questo ragionamento astratto, per nulla affine allo spirito dei greci, insieme alla prassi empirica che lo attesta, abbia la sua precisa descrizione allegorica nella bella favola di Psiche, che avrebbe dovuto godere Amore senza guardarlo; ma non contenta di ciò, a dispetto di tutti gli ammonimenti, essa volle vederlo per forza e con ciò, in base a un verdetto inesorabile di potenze misteriose, fu colpita da una sorte infinitamente crudele, che poté essere scontata unicamente con un pellegrinaggio negli inferi e con difficili prove.”

(Schopenhauer, Parerga)

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