giovedì 2 ottobre 2014

Di qui, si passa

"L'uomo per la propria conservazione ha bisogno degli animali, questi di grado in grado l'uno dell'all'altro, e finalmente delle piante; che, alla lor volta, hanno bisogno del suolo, dell'acqua, degli elementi chimici, del sole.
In fondo, questo stato di cose proviene dal fatto che la Volontà deve divorare se stessa, perché nulla esiste fuori di lei, ed ella è una Volontà affamata. Di qui la caccia, l'ansia e la sofferenza."


(Schopenhauer, Il mondo)
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Di qui tante cose: la caccia, l'ansia e la sofferenza sono grandi insiemi.
Bevendo e mangiando, ogni momento della nostra vita è stato ed è vissuto mediante l'assunzione di materia inorganica ed organica che proviene da altra vita o è essa stessa altra vita.  
Sfruttamento e uccisione di piante e animali - gli animali o i vegetali stessi come cibo - sono la nostra condizione biologica di base, nostra percepibile realtà d'esistenza materiale - di tutti. Possiamo non esserne coscienti, sfuggire a questa percezione d'esistenza, ma la sappiamo, è impossibile che ci sfugga del tutto, e questo sapere ha certamente effetti psichici, individuali e collettivi: la storia dell'uomo è, anche, storia di questa violenta "fame", per soddisfare la quale gli uomini usano non solo le altre specie viventi ma anche la propria, sfruttando e uccidendo altri esseri umani.
Il cattolico che beve il sangue di Cristo e ne mangia il corpo - e crede che questo avvenga non simbolicamente bensì realmente - è emblematico di una condizione che ci tocca tutti, oltre che di una accettazione passiva di essa. Accettazione passiva che, per Schopenhauer, non è necessaria: possiamo fermare Hannibal dentro di noi - poi forse si può fare qualcosa per gli ospiti dei tanti Hannibal che girano per il mondo.
 
(vedi etichette peccato originale, senso di colpa, vita mangia vita, vegetarismo, Capitini)

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