mercoledì 1 ottobre 2014

Dio non va bene


"La Volontà, che nella materia inorganica e nelle forme di vita più semplici segue il suo impulso nelle tenebre, sicuramente ed infallibilmente, ha nella vita animale più evoluta acceso a se stessa una fiaccola, come un mezzo resosi necessario per impedire lo svantaggio che sarebbe venuto crescendo dalla ressa e dalla complicata natura dei suoi fenomeni, soprattutto dei più perfetti.

La sicurezza e regolarità fino allora infallibile, con cui la Volontà operava nella natura inorganica e puramente vegetativa, derivava dal suo operare come cieco impulso, senza l'aiuto, ma anche senza l'intralcio di un altro mondo del tutto diverso, il mondo come rappresentazione; il quale è bensì soltanto l'immagine dell'essenza di quella, ma pur tuttavia è di ben altra natura, e viene ora a introdursi nella connessione dei suoi fenomeni. 

Cessa nell'uomo la sua infallibile sicurezza. Gli animali sono già esposti all'illusione, all'errore, anche se essi hanno solo rappresentazioni intuitive: nessun concetto, nessuna riflessione, legati al presente. Come se questa conoscenza irrazionale non fosse stata in tutti i casi sufficiente al proprio scopo, ed abbia talvolta provato quasi il bisogno di un soccorso.

Accade allora il notevolissimo fatto che la cieca attività della Volontà e l'attività illuminata della conoscenza invadono l'una il dominio dell'altra. Da un lato troviamo nell'attività degli animali, guidata dalla conoscenza intuitiva e dai suoi motivi, un'attività compiuta con la necessità degli istinti che operano senza  motivi astratti, razionali. D’altro lato, invece, accade che il lume della conoscenza razionale astratta penetra nell'officina della ciecamente operante volontà ed illumina le funzioni vegetative dell'organismo umano.

Finalmente, là dove la Volontà è giunta al sommo grado della sua oggettivazione, non basta più agli animali la conoscenza intuitiva, cui offrono i sensi generando semplici rappresentazioni vincolate al presente: l'essere complicato, multilaterale, plasmabile, pieno di bisogni ed esposto ad innumerevoli danni, doveva, per poter resistere, essere illuminato da una doppia conoscenza, e quasi una potenza più elevata della conoscenza intuitiva doveva aggiungersi a quest'ultima, come un suo riverberamento: dico la ragione, come patrimonio di concetti astratti.
Con la ragione incomincia la riflessione, che abbraccia il futuro ed il passato; ed in seguito vengono la meditazione, la preoccupazione, la capacità d'una condotta premeditata, indipendente dal presente; e infine una coscienza in tutto chiara delle proprie decisioni volontarie, in quanto tali.

Ora, se già con la semplice conoscenza intuitiva s'era avuta la possibilità dell'illusione e dell'errore, con l'apparire della ragione va quasi del tutto perduta quella sicurezza e infallibilità con cui la Volontà veniva a manifestarsi - la quale sicurezza all'estremo opposto, nella natura inorganica, appare come regola assoluta. L'istinto si ritrae; la riflessione, che ora deve sostituire tutto il resto, genera esitazione ed incertezza; diventa possibile l'errore, motivi illusori somiglianti ai reali s'introducono e prendono il luogo di questi: così, per esempio, quando la superstizione insinua motivi immaginari, dai quali l'uomo è spinto a tenere una condotta proprio opposta a quella che altrimenti la sua volontà seguirebbe in quelle circostanze.

Dunque la conoscenza in genere, sia razionale o sia puramente intuitiva, nasce originariamente dalla Volontà, come un mezzo per la conservazione dell'individuo e della specie, a modo d'ogni altro organo del corpo. In origine destinata quindi al servizio della Volontà, per il raggiungimento dei suoi fini, la conoscenza rimane a questa pressoché costantemente schiava: così in tutti gli animali ed in quasi tutti gli uomini.

Vedremo tuttavia come in alcuni uomini la conoscenza si sottrae a questa servitù, ne spezza il giogo, e, libera dai fini della Volontà, sta a sé come un semplice, chiaro specchio del mondo. Così nasce l'arte.

E vedremo finalmente come possa aversi la soppressione della Volontà stessa; ossia quel distacco dalla Volontà che è lo scopo supremo, o anzi la più intima essenza d'ogni virtù, ed è la redenzione del mondo.”

(Schopenhauer, Il mondo)
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Come già scritto, se il termine Volontà urta, antipatico o incomprensibile, lo si può sostituire con altro, per esempio energia-nella-materia, energia-materia, energia, o simili - a proprio piacimento entro certi limiti di coerenza con il pensiero di Schopenhauer - per esempio, Dio non va bene, se non in una forma assai panteistica e molto incline alla sessualità; né corrisponde per alcuni aspetti ciò che si intende per Tao.

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