giovedì 6 novembre 2014

Allora i tavolini si mettono a ballare, figurati gli smartphones

Del Capitale di Marx mi ritrovo una versione per niente fedele al testo originale. Non ricordo chi me la ha data: è scritta a mano, e la grafia mi si associa al viso di una ragazza, una studentessa di filosofia che ho conosciuto tanti anni fa,  ma non so quanto l'associazione sia attendibile: quella ragazza la tenni a distanza non sempre, e non vorrei che ora, in questa forma d'associazione di ricordo e nostalgia, si prenda la sua rivalsa - giusta, se fosse.
Ho controllato: alcuni passi sono identici, ma ci sono tagli e semplificazioni. Il senso più o meno è quello, mi pare, ma non sono un esperto di queste cose.
Per esempio riporto un passo, uno dei più noti, sul carattere di feticcio della merce - la mistica della merce, i tavolini che si mettono a ballare come nelle sedute spiritiche nazareniche.

"A prima vista, una merce sembra una cosa triviale, ovvia. 
Dalla sua analisi, risulta che è una cosa imbrogliatissima, piena di sottigliezza metafisica e di capricci teologici. Finché ha valore per l'uso che ne fai, non c'è nulla di misterioso in essa, sia che la consideri dal punto di vista che soddisfa nostri bisogni, sia che la consideri di valore in quanto prodotto di lavoro umano.

E' chiaro come la luce del sole che l'uomo con la sua attività cambia in maniera utile a se stesso i materiali naturali, la loro forma: per esempio, quando fa un tavolo la forma del legno viene trasformata.
Ciò non di meno, il tavolo rimane legno, cosa sensibile e ordinaria.
Ma appena si presenta come merce, il tavolo si trasforma in una cosa diversa da quello che è: non solo sta coi piedi per terra per il suo valore di uso come tavolino, ma, come merce in rapporto con le altre merci, cioè per il suo valore di scambio con altre merci, si mette a testa in giù e sgomitola dalla sua testa di legno dei grilli molto più stupefacenti che se cominciasse spontaneamente a ballare.
Da dove viene il carattere enigmatico dei prodotti del lavoro umano appena assumono forma di merce?


L'arcano della forma di merce consiste nel fatto che tale forma rimanda agli uomini come uno specchio i caratteri sociali del loro proprio lavoro: il rapporto sociale fra produttori, avente esistenza al di fuori dei prodotti stessi, diventa rapporto sociale di oggetti. Mediante questo quid pro quo i prodotti del lavoro diventano merci, cose sociali.
Come merce il tavolo non ha assolutamente nulla a che fare con la sua natura fisica e con le sue relazioni con le altre cose. Quel che nell'uso assume per gli uomini la forma fantasmagorica di un rapporto fra cose si trasforma nel rapporto sociale determinato fra gli uomini stessi.


Per trovare un'analogia, dobbiamo involarci nella regione nebulosa del mondo religioso. Qui i prodotti del cervello umano appaiono figure indipendenti, dotate di vita propria, che stanno in rapporto fra di loro e in rapporto con gli uomini. Così, nel mondo delle merci, fanno i prodotti della mano umana. Questo io chiamo il feticismo che s'appiccica ai prodotti del lavoro appena vengono prodotti come merci, e che quindi è inseparabile dalla produzione delle merci."


(K. Marx, Il capitale, ma non sempre alla lettera)

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