giovedì 6 novembre 2014

Essere o non essere

"Ogni storia di vita è di solito una storia di dolore, una prolungata serie di grandi e piccole sventure che ciascuno cela del suo meglio, perché sa come gli altri raramente ne proverebbero simpatia o compassione, bensì quasi sempre soddisfazione, vedendo un'immagine delle pene da cui sono essi in quel momento immuni. 

Il contenuto essenziale del celeberrimo monologo nell'Amleto è, ridotto in breve, questo: il nostro stato è così miserabile, che un completo non essere dovrebbe senz'altro essergli preferito. Ora, se il suicidio ci portasse veramente al non essere, sì che l'alternativa «
essere o non essere» ci stesse innanzi nel pieno significato della parola, sarebbe assolutamente da scegliere, come una desiderabilissima conclusione (a consummation devoutly to be wish'd). Ma in noi c'è qualcosa che ci dice che le cose non stanno così: tutto non sarebbe finito, la morte non è un assoluto annientamento.

Quindi la brevità della vita, tanto spesso lamentata, potrebbe forse essere quel che la vita ha di meglio. Se finalmente a ciascuno si volessero porre sottocchio gli orrendi dolori e strazi a cui è la sua vita perennemente esposta, lo coglierebbe raccapriccio: e se si conducesse il più ostinato ottimista attraverso gli ospedali, i lazzaretti, le camere di martirio chirurgiche, attraverso le prigioni, le stanze di tortura, i recinti degli schiavi, pei campi di battaglia e i tribunali, aprendogli poi tutti i sinistri covi della miseria, ove ci si appiatta per nascondersi agli sguardi della fredda curiosità, e da ultimo facendogli ficcar l'occhio nella torre della fame di Ugolino, certamente finirebbe anch'egli con l'intendere di qual sorte sia questo
meilleur des mondes possibles

Da dove ha preso Dante la materia del suo Inferno, se non da questo nostro mondo reale? E nondimeno ne è venuto un inferno bell'e buono. Quando invece gli toccò di descrivere il cielo e le sue gioie, si trovò davanti a una difficoltà insuperabile: appunto perché il nostro mondo non offre materiale per un'impresa siffatta.


Da ciò appare abbastanza chiaro di quale natura sia questo mondo. È vero bensì che nella vita umana, come in ogni cattiva mercanzia, il lato esterno è mascherato con falso splendore: sempre si cela ciò che soffre; mentre quanto può ciascuno procacciarsi di pompa e di lustro porta in evidenza, e quanto più interna contentezza gli manca, tanto più desidera nell'opinione altrui passare per felice."


(Schopenhauer, Il mondo)
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Arus
dè, immammammana toia arrupressa bastunata sputazzanna avìa o lattuce aggorgonzolato ammorbolato int'a cavezza sbrudulanna ammanc'addritta assott'assopra addentr'i fora, ové?

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