giovedì 11 giugno 2015

Isa, Ghandi, Paolo, Arturo, e tu


Leggo in una delle note di Carlo Della Casa che questa Isa Upanishad era un riferimento per Ghandi, e che un pensiero simile a quello qui espresso fu poi ripreso nelle Epistole dei Corinzi – pensiero simile, non proprio identico, per un paio di differenze caratteristiche tra mondo induista e mondo giudaico-cristiano.
Nella prima strofa della Upanishad si dice che "Il Signore abita tutto ciò che si muove."
Per Ghandi era uno stimolo alla fratellanza universale. 
Nelle Epistole similmente, ma 
- prima differenza: per "Signore" nell'induismo s'intende il Sé universale, l'Uno di cui tutto è manifestazione, senza una creazione e con una assoluta identità tra la signorilità individuale e quella universale; 
- seconda differenza: "tutto ciò che si muove" per gli induisti include anche gli animali, mentre per i giudaico-cristiani il "tempio del Signore" accoglie soltanto gli umani - differenza, questa, che contribuiva a rendere Schopenhauer sprezzante sulla qualità morale della cultura giudaico-cristiana e in generale scettico sulla stessa possibilità di una morale che non abbia alla base la compassione senza mediazioni di pensiero verso tutti gli esseri viventi, “fratelli animali” necessariamente compresi.

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